Incendio a Reggio Emilia, 2 morti. Via Turri, da sogno architettonico a 'ghetto'

Tutti uguali, questi palazzoni di cemento, abitati solo da stranieri. Da anni i residenti chiedono venga risolto il problema dell'occupazione abusiva

Il salvataggio dei vigili del fuoco

Il salvataggio dei vigili del fuoco

Reggio Emilia, 10 dicembre 2018 - Sono palazzoni di cemento e color mattone che affacciano sulla vecchia stazione di Reggio Emilia, quelli di via Turri. In uno di questi si è sviluppato lo spaventoso incendio che ieri notte ha portato a due vittime e 38 intossicati (FOTO).

Condomini inseriti nel triangolo del degrado di Reggio Emilia, che comprende anche le vie adiacenti, abitati ormai solo da stranieri, in affitto da proprietari reggiani; alcuni sono in subaffitto, pieni delle cosiddette residenze fantasma, in balia di decine di presunti spacciatori, finti centri massaggi orientali che nascondono prostituzione o, addirittura, dell'ombra di un'organizzazione che gestisce il racket dei posti letto nelle cantine, con allacci fantasma ai contatori e continui via vai di sconosciuti. A ogni blitz delle forze dell'ordine, il giorno dopo la situazione è sempre  tornata come prima

VIDEO Dentro la casa - VIDEO Il racconto choc

E' il quartiere più problematico della città, teatro di spaccio, periodiche risse e illegalità; quello in cui da anni residenti e comitati cittadini si battono chiedendo di risolvere il problema dell'occupazione abusiva delle cantine da parte di stranieri irregolari. Nei mesi scorsi, anche dal civico 33, erano arrivati gli allarmi. "Ci sentiamo minacciati da queste presenze - dicevano -, per questo non denunciamo. Abbiamo dovuto installare telecamere a nostre spese, è l'unico modo per difenderci". 

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Tutti uguali, questi condomini: quattro piani, una ventina di appartamenti ciascuno, nati nella metà degli anni Settanta come sogno architettonico di una zona fra la ferrovia e la via Emilia in cui il ceto medio-alto potesse avere residenze dotate di verde pubblico e spazi comuni. Un progetto naufragato però agli albori, con le case vendute all'asta negli anni Ottanta e quella fetta di terra che diventa la più grande piazza di spaccio della città, al confine con le ex Reggiane. 

VIDEO I soccorsi - Il salvataggio di una bimba

La comunità marocchina reggiana ora punta il dito, attraverso il suo rappresentante Abderrahim Mouloudji: "Si sa da anni che quelle cantine sono occupate e nessuno ha fatto nulla, queste di oggi sono vittime del degrado e della politica malgestita dell'integrazione".