Inchiesta incarichi Comune Reggio Emilia, riformulata una delle accuse

Il filone bis che riguarda 18 dirigenti comunali potrebbe saltare perché l’abuso d’ufficio è stato depenalizzato

Santo Gnoni, difeso dall’avvocato Paolo Coli nell’inchiesta bis, anche lui indagato

Santo Gnoni, difeso dall’avvocato Paolo Coli nell’inchiesta bis, anche lui indagato

Reggio Emilia, 18 settembre 2020 - Due figure ricorrono in entrambe le inchieste aperte dalla Procura sull’operato dei dirigenti comunali. In una, incentrata su diciotto figure per il presunto conferimento illecito di incarichi professionali, compare l’avvocato Santo Gnoni, ex capo dell’ufficio legale ora in pensione, che era difeso in questo fascicolo dal collega Paolo Coli. Gnoni risulta indagato anche nell’inchiesta ‘Re cleaning’, incentrata sull’aggiudicazione degli appalti pubblici, dove però emerge come indagato anche l’avvocato Coli. Una circostanza su cui la Procura ha acceso i fari, all’interno delle due inchieste separate per i contenuti, ma che ora arriveranno a breve al medesimo traguardo: l’avviso di fine indagini (415 bis) che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.

Sugli appalti, ventisei tra dirigenti ed ex, un ex assessore e privati che avrebbero goduto di benefici non dovuti, sono stati raggiunti martedì dall’avviso 415 bis dove sono comparsi nuovi nomi rispetto ai quindici iniziali emersi un anno fa. L’inchiesta sugli incarichi professionali annovera invece diciotto indagati: anche in questo caso gli accertamenti erano stati ultimati, ma l’avviso di fine indagini è slittato perché l’ipotesi di reato, cioè abuso d’ufficio (articolo 323 del codice penale) per violazione del regolamento comunale, è stata depenalizzata all’interno del recente Decreto semplificazione. Secondo la nuova norma appena varata, infatti, non è più considerata reato la violazione del regolamento, proprio quella ipotizzata dalla Procura reggiana. Alla luce della riforma, il pm sta ora valutando se, una volta accantonata la questione del regolamento, si dovrà procedere verso l’archiviazione delle condotte contestate o se queste possono integrare un reato differente. Resta invece in piedi l’altra ipotesi formulata per i dirigenti, cioè il falso ideologico. Per i fatti risalenti al 2012 è già intervenuta la prescrizione, da verificare per il 2013, mentre per il 2014 e il 2015 il rischio non c’è. L’arco di tempo ricoperto dalle due inchieste riguarda il mandato del sindaco Graziano Delrio, poi diventato ministro nel 2013, per gli incarichi professionali, e quello del successore Luca Vecchi per gli appalti. Gnoni, indagato nell’inchiesta più recente per induzione alla corruzione, corruzione e altri reati, attraverso il suo avvocato Liborio Cataliotti ha rimarcato come su una delle vicende a lui contestate in realtà "la giustizia amministrativa mi ha dato ragione". Il riferimento è alla vicenda dell’asilo nido ‘Maramotti’, convenzionato con il Comune, già al centro di una causa davanti al Tar incentrata sull’assegnazione dell’appalto da aggiudicarsi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Il servizio fu affidato alla seconda classificata, la cooperativa ‘Panta rei’, e non alla prima classificata in base all’offerta economica, la ‘Baby&job’. Quest’ultima fece ricors o al Tar che nel 2017 confermò però la bontà dell’affidamento a ‘Panta rei’. Nella sentenza si scriveva che il Comune "aveva escluso ‘Baby&job’ dalla procedura di gara ritenendo che l’offerta presentata fosse anomala". Il Tar decise allora che ‘Panta rei’ dovesse gestire il nido per tre anni, con facoltà di rinnovo.