Incidente in slittino, indagato a Reggio Emilia il padre di Emili

Ciro Formisano è accusato di omicidio colposo in concorso

Tragico incidente in slittino, indagato il padre di Emili Formisano (Ansa)

Tragico incidente in slittino, indagato il padre di Emili Formisano (Ansa)

Reggio Emilia, 5 marzo 2019 - Risultano due indagati per la morte di Emili Formisano, la bambina reggiana di otto anni deceduta sullo slittino che si è schiantato contro un albero il 4 gennaio, su una pista nera nel Corno del Renon, in provincia di Bolzano. A bordo con lei c’era anche la madre 38enne Renata Dyakowska, venuta meno a sua volta per le devastanti conseguenze dell’impatto nella notte tra il 12 e il 13 febbraio, al Policlinico di Modena. Oltre al responsabile della società che gestisce il comprensorio sciistico del Corno di Renon, dov’è avvenuto lo schianto, iscritto nel registro per omicidio colposo, è finito sott’accusa, per lo stesso reato in concorso, anche Ciro Formisano, padre della piccola e marito della 38enne.

La Procura aveva anche indagato la madre della piccola, sempre per omicidio colposo, ipotizzando una sua responsabilità nella mancata lettura del cartello o una distrazione. Ma la morte della 38enne, ovviamente, ha automaticamente spento qualsiasi ipotesi a suo carico. Che anche il padre fosse indagato è emerso dalla lettura degli atti da parte degli avvocati Liborio Cataliotti e Silvia Zandaval, che assistono lui e i parenti delle vittime, quando hanno chiesto al Riesame la restituzione degli oggetti di madre e figlia sequestrati all’indomani della tragedia.

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L’accusa a carico del legale rappresentante e di Formisano potrebbe essere riformulata dal magistrato di Bolzano, includendo l’ipotesi di responsabilità anche per la madre, morta in un secondo tempo. Ma solo quando verrà divulgato l’avviso di fine indagini si saprà se i nomi nel registro degli indagati saranno confermati. Formisano aveva urlato con i soccorritori, quando seppe della triste sorte della bambina: «Il mio è angelo è morto, perché non sono morto io?». Secondo le ricostruzioni, raggiunta la stazione intermedia, mentre il padre e il figlio si sono fermati, la madre e la bambina hanno proseguito fino alla stazione in cima alla montagna, da cui parte la pista per gli slittini. 

Le due hanno poi imboccato la pista nera, con pendenza del 44%, e dopo la prima curva, a cinquecento metri dalla partenza, si sono schiantate contro un albero. Formisano, nei giorni seguenti, parlò di «tragedia che si poteva evitare»: «Se il cartello fosse stato in italiano sicuramente a mia moglie l’avrei detto: ‘Lì non puoi stare, è un tratto pericoloso’». E aveva ripercorso gli attimi prima della tragedia: «Lei assolutamente non voleva scendere da lì. Stavano giocando sullo spiazzo, cercando la strada... Me l’ha chiesto Emili, me lo chiedeva da tanto di portarla a giocare con lo slittino e vedere la neve...». Rimorsi, poi lo strazio di perdere, oltre alla figlioletta, anche la moglie. E, in vista, sul piano giuridico, una duplice situazione: se la sua posizione non sarà archiviata, sarà al contempo indagato, ma anche parte civile. Il suo avvocato Silvia Zandaval annuncia infatti che nel processo chiederà i danni. Stessa mossa la faranno gli assistiti del legale Liborio Cataliotti, cioé i parenti della 38enne e della bambina (il fratello di quindici anni e il padre stesso). «Poiché è indagato, il padre non può neppure nominare un difensore per il figlio. Occorre un procuratore speciale». Un aspetto che può sembrare un cavillo giuridico, ma che aggiunge altri pensieri a questa famiglia travolta dalla disgrazia. 

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