Incinta di 8 mesi: il bimbo arriva morto a Reggio Emilia

La donna si era recata al Sant’Anna, accusando malessere e dolori. La causa del decesso dovrebbe essere il distacco della placenta

La donna era incinta di otto mesi

La donna era incinta di otto mesi

Reggio Emilia, 21 maggio 2023 – Corre in montagna la triste notizia di una mamma incinta che ha perso il proprio bambino di otto mesi probabilmente per il distacco della placenta: un evento che, nella nostra provincia si verifica una decina di volte all’anno.

Una notizia che, ovviamente, induce tutti nuovamente a riflettere sulla chiusura dei punti nascite. A diffondere quanto successo è stata, ieri, la consigliera capogruppo di minoranza di Castelnovo Monti, Nadia Vassallo, già presidente del Comitato Cicogne, impegnata nella lotta a suo tempo in difesa del punto nascite dell’ospedale Sant’Anna di Castelnovo Monti.

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"Ho appreso che sarebbe avvenuto il decesso di un neonato – afferma in una nota la Vassallo - dopo che la mamma si era presentata all’ospedale di Castelnovo Monti e da qui inviata al Santa Maria di Reggio Emilia, dove il feto, prossimo a termine gravidanza, purtroppo è arrivato privo di vita. Mi rattrista molto questo fatto e credo che il sentimento accomuni i genitori, il personale sanitario e chiunque sia venuto a conoscenza. Una dolorosa vicenda che, al contrario di quanto in altri casi felici in cui è andato tutto bene con parti in ambulanza lungo la strada dove tutti si sono rallegrati pubblicamente, in questo caso nessuno ne parla e quindi la vicenda che ha colpito una giovane famiglia, resta a tutti sconosciuta, e chissà se altre analoghe vicende siano accadute. Di certo non sarò io a muovere colpe ad alcuno e spero che nessun dirigente scarichi la responsabilità su chi opera in prima fila, - aggiunge la capogruppo di minoranza - immagino che proprio la chiusura del punto nascita del Sant’Anna e i protocolli per deviare a Reggio l’assistenza al parto, siano una grossa stortura per gli operatori e gli assistiti, generando imbarazzo nelle scelte deontologiche, a scapito della sicurezza delle mamme e dei bambini". Nel caso specifico pare che la mamma, una signora dell’Appennino all’ottavo mese di gravidanza, abbia accusato disturbi ricollegabili ad eventuale minaccia di parto anticipato. Assistita dai sanitari, è stata trasferita in ambulanza al Santa Maria Nuova di Reggio ma purtroppo, dopo un’ora di viaggio, il feto è giunto morto. A nulla è servita la corsa in ambulanza con l’anestesista e l’infermiera a bordo. "Quando il punto nascita era aperto molte vite sono state salvate in extremis – conclude la Vassallo - e ciò rende molto forte l’amarezza per la scelta scellerata di far cassa sulle donne della montagna lasciandole senza assistenza al parto in territori che richiedono quasi due ore per arrivare in un centro attrezzato". L’Ausl, da noi interpellata, ha annunciato una nota esplicativa, sulla triste vicenda, per la giornata di oggi.