Infarto e shock cardiogeno, salvato grazie alla mini pompa

Reggio Emilia, intervento innovativo su un paziente di 69 anni reso possibile da un modernissimo macchinario

I medici Guiducci, Navazio e Martini

I medici Guiducci, Navazio e Martini

Reggio Emilia, 8 agosto 2020 - Un complesso intervento salvavita è stato eseguito su un paziente colpito da infarto, attraverso una metodica resa possibile dall’acquisto in urgenza di una apparecchiatura innovativa in questo campo. La crisi cardiaca in questione era aggravata da uno shock cardiogeno. Si tratta di uno dei primi utilizzi in Emilia-Romagna di questo tipo di metodica e il buon risultato è dovuto alla competenza dei sanitari e all’acquisto in urgenza di un’apparecchiatura all’avanguardia.

L’intervento risale al 9 luglio, al Santa Maria Nuova di Reggio. Il paziente, 69 anni, dopo avere affrontato una delicata operazione di chirurgia vascolare ha presentato un esteso infarto miocardico acuto in conseguenza del quale è stato sottoposto a uno studio coronarografico in urgenza che ha messo in evidenza un’occlusione della coronaria sinistra che nutre la maggior parte del ventricolo sinistro. Si è proceduto, quindi, a ricanalizzazione del vaso mediante angioplastica e posizionamento di stent.

Nonostante la procedura sia stata condotta con tempi e tecnica ottimale, il cuore non era più in grado di pompare sangue in circolo, determinando un’insufficiente perfusione dei tessuti periferici. Questa situazione trovava la sua causa, oltre che nel danno miocardico legato all’infarto recente, anche alla presenza sulle altre arterie coronarie di restringimenti patologici che limitavano l’afflusso di sangue al cuore. Era necessario, quindi, ottenere il massimo grado di rivascolarizzazione possibile per recuperare la forza contrattile del muscolo cardiaco intervenendo sulle residue stenosi coronariche. Il quadro di shock non permetteva, tuttavia, di avviare il paziente a intervento cardiochirurgico che avrebbe avuto un rischio proibitivo così come la procedura di rivascolarizzazione con angioplastica.

Per arrivare a stabilizzare il paziente, l’equipe dei cardiologi, guidata dal direttore della Cardiologia, Alessandro Navazio, in collaborazione con i colleghi della Rianimazione e della Chirurgia vascolare, hanno deciso di utilizzare un sistema innovativo di sostegno al circolo cardiaco e, grazie a questo, di sottoporlo a intervento di rivascolarizzazione. L’apparecchiatura utilizzata per questo tipo di nuova metodica si chiama Impella 4.0 e consiste in una pompa centrifuga di piccolissime dimensioni che viene posizionata attraverso l’arteria femorale, subito al di sopra della valvola aortica, per aumentare la quantità di sangue inviata ai tessuti periferici e risolvere lo stato di shock.

La strumentazione è stata acquistata in emergenza dall’Azienda Usl e il dottor Vincenzo Guiducci (responsabile del Laboratorio di Emodinamica), in collaborazione con il dottor Nicola Tusini (direttore della Chirurgia Vascolare), ha posizionato il sistema di supporto meccanico grazie al quale il paziente ha recuperato buone condizioni emodinamiche arrivando a risolvere lo stato di shock cardiogeno, con conseguente possibilità di eseguire il completamento della rivascolarizzazione coronarica mediante altre due angioplastiche.

Dopo alcuni giorni il sistema di supporto al circolo è stato rimosso e si è potuto sottoporre il paziente al completamento dell’intervento di chirurgia vascolare che si è svolto senza complicanze. Per tutto il periodo “critico, sia durante le procedure di rivascolarizzazione che durante il periodo in cui gli era stata posizionata l’apparecchiatura di sostegno al circolo, il paziente è sempre stato vigile e cosciente e si è alimentato autonomamente; ora sta meglio e sarà dimesso nei prossimi giorni, con un programma di presa in carico da parte della Cardiologia nell’Ambulatorio dello scompenso cardiaco.