ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Infiltrazioni mafiose a Brescello. Prosciolti i due ex sindaci: "Nessun aiuto alle cosche"

Erano accusati di aver favorito la ’ndrangheta con assunzioni in municipio e pratiche edilizie. Il gup: "Il fatto non sussiste". L’inchiesta riguardava l’attività malavitosa nel paese di Don Camillo .

BRESCELLO (Reggio Emilia)Erano accusati di aver svolto il mandato pubblico tutelando gli interessi della cosca e rafforzandola a Brescello. Il tutto "per garantirsi l’appoggio del bacino di elettori, non solo calabresi, controllati dal sodalizio di ‘ndrangheta emiliano": favori in cambio di voti, all’ombra della piazza celebre per le contese fra don Camillo e Peppone e poi, negli ultimi anni, anche come feudo di alcuni membri della famiglia di Cutro Grande Aracri, legata alla ‘ndrangheta. L’accusa di concorso esterno alla mafia mossa ai due ex sindaci Giuseppe Vezzani e Marcello Coffrini, per la quale la Dda aveva chiesto il rinvio a giudizio, è decaduta: sono stati entrambi prosciolti. "Il fatto non sussiste", ha sentenziato ieri a Bologna il giudice dell’udienza preliminare Roberta Malavasi, che ha deciso il non luogo a procedere: dunque la partita giudiziaria si chiude qui. Tra gli elementi di prova, il pm della Dda Beatrice Ronchi aveva portato le vicende alla base dello scioglimento nel 2016 del Comune di Brescello, dove fu ravvisato il pericolo di infiltrazioni mafiose, tra cui presunti favoritismi a esponenti della ‘ndrangheta in pratiche edilizie e assunzioni in municipio. Poi altre scaturite dal processo di ‘ndrangheta ‘Grimilde’, imperniato su Brescello e che ha visto la condanna per 416 bis di esponenti dei Grande Aracri e altri sodali. Coffrini, che fu sindaco prima dello scioglimento del municipio, aveva reso interrogatorio davanti al giudice. Sugli atti amministrativi contestati, aveva spiegato: "Alla maggior parte non contribuii perché non rivestivo ancora un ruolo politico e se ne occupavano altri uffici; altri invece erano di competenza dei dirigenti comunali". Rimarcano gli avvocati difensori Mario L’Insalata ed Eleonora Ciliberti: "Sarebbe stato davvero inquietante se un ex sindaco potesse essere ritenuto responsabile di aver agevolato la ‘ndrangheta solo per aver espresso opinioni in un’intervista in cui si voleva solo scardinare l’assurdo sillogismo secondo cui a Brescello erano tutti collusi con la mafia". Sollievo anche per Vezzani - predecessore di Coffrini - assistito dagli avvocati Alessio Fornaciari e Valeria Miari: "Si restituisce credibilità e dignità al suo operato quale sindaco".

Alessandra Codeluppi