"Insegnare arricchisce. Il segreto coi ragazzi?. Essere innovativi"

La dirigente dell'Istituto Zanelli, Mariagrazia Braglia, va in pensione dopo una lunga carriera come docente e preside. Il suo impegno per gli studenti e la passione educativa sono stati fondamentali nel suo percorso.

La dirigente dell’Istituto Zanelli va in pensione. Mariagrazia Braglia, docente di chimica dal 1986 al 2012 in numerosi Istituti superiori di Reggio e provincia, fra cui anche lo stesso Zanelli. Prima dirigente per sei anni all’Istituto comprensivo di Sant’Ilario e infine allo Zanelli.

Quanto ha inciso essere stata docente prima di diventare preside?

"Molto, perché si mette al centro lo studente a cui impartire gli insegnamenti previsti dal curricolo. Nei primi anni a Sant’Ilario, ho scoperto la grande ricchezza della nostra scuola primaria: la freschezza e l’entusiasmo dei bambini, la dedizione e la competenza metodologica e pedagogica dei loro maestri". Un episodio che ricorda con piacere?

"Uno studente con disabilità sensoriale in un contesto familiare molto disagiato, con comportamenti fortemente oppositivi. Col docente di sostegno e i servizi del territorio, siamo riusciti a fargli terminare con profitto il percorso scolastico e a iscriverlo in una scuola superiore specializzata per i suoi bisogni speciali, che seleziona i pochi studenti accolti sulla base di un colloquio motivazionale. Fu una grande emozione che ancora porto con me".

Poi è tornata allo Zanelli.

"È stata una sorta di ritorno a casa, ho sempre sentito la responsabilità di non disperdere la prestigiosa tradizione educativa e la capacità innovativa che ho sperimentato come docente".

Il ricordo più bello?

"Paradossalmente, il ricordo più bello e quello più brutto di questo periodo appartengono entrambi al periodo del Covid. Ricordo la domenica in cui arrivò l’annuncio traumatico con cui si decretava la chiusura delle scuole, ma anche come, pochissimi giorni dopo, alcuni docenti organizzarono lezioni a distanza per non lasciare da soli gli studenti, creando, dal basso, ciò che è stata la controversa esperienza della ’Dad‘, la didattica a distanza. Altri crearono un appuntamento serale di cineforum che fu seguito per mesi da studenti e docenti".

Cosa porta con sé?

"Soprattutto la passione educativa, la dedizione e l’attenzione ai ragazzi, specie a quelli più fragili, di cui sono ricche le nostre scuole. Sono stati anni impegnativi, ma non mi sono mai sentita sola e di questo devo ringraziare tanti: i docenti che hanno condiviso e sostenuto le mie scelte, il personale di segreteria competente e paziente, i collaboratori scolastici attenti ai bisogni dei ragazzi, i colleghi che mi hanno fornito una rete di supporto sempre presente. Con diverse di queste personae sono nati rapporti che vanno oltre la collaborazione professionale e rimarranno nel tempo".

Cosa si prova ad avere terminato la propria ‘missione’?

"Questo mestiere mi ha dato la possibilità di incontrare tantissime persone, dentro e fuori la scuola: da tutti ho imparato qualcosa. Se guardo a questo mio percorso, lungo quasi 40 anni, provo un sentimento di gratitudine verso la vita, dove ho vissuto una straordinaria esperienza che mi ha enormemente arricchito, sia sul piano personale sia professionale".

MgBo