Intascavano contributi Covid senza averne alcun diritto

La Finanza denuncia i vertici di una società per truffa ai danni dello Stato. La stessa azienda poi aveva evaso circa due milioni di imposte

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di Antonio Lecci

Si aggiungono ulteriori tasselli all’indagine dell’operazione "Light Off", avviata nell’ottobre 2020 e che aveva portato, pochi mesi dopo, all’arresto di un imprenditore reggiano per frode fiscale e bancarotta fraudolenta. Gli accertamenti della tenenza guastallese della Guardia di Finanza, in seguito al sequestro di beni immobili, disponibilità finanziarie e partecipazioni societarie per un valore di due milioni di euro, si sono concentrati sulla posizione fiscale della società beneficiaria del meccanismo fraudolento, attuato con l’emissione di fatture per operazioni commerciali e servizi risultati inesistenti. Si tratta di emissione di fatture per oltre 10 milioni di euro, con conseguente evasione di Iva e imposte dirette per un paio di milioni, già segnalati all’ufficio finanziario per avviare il recupero delle somme.

E non è finita qui: la società in questione, che operava dalla sede guastallese (ora fallita ma in passato attiva nel settore della termoidraulica, riscaldamento e condizionamento) proprio grazie alle fatture false aveva ottenuto indebitamente un contributo a fondo perduto erogato nell’ambito dell’emergenza sanitaria da Covid-19, per un importo di quasi novemila euro. Per questo gli amministratori di diritto e di fatto della società sono stati denunciati anche per il reato di truffa ai danni dello Stato e per indebita percezione del contributo mediante falsa documentazione. Le indagini, avviate un anno e mezzo fa, coordinate dal sostituto procuratore Iacopo Berardi, avevano fatto emergere come la ditta in questione, attraverso un amministratore di fatto che però era estraneo all’assetto societario ma ideatore dell’illecito piano, aveva conseguito risparmi d’importa per due milioni di euro proprio con l’emissione di fatture ad opera di società cartiere. E la stessa azienda sottoposta al controllo, a sua volta avrebbe emesso, tra il 2016 e il 2020, altre fatture per operazioni inesistenti a favore di altre ditte con sedi nelle province di Parma, Milano, Brescia e Vercelli, per un importo di circa sei milioni di euro. Inoltre, l’imprenditore 55enne colpito da provvedimento di arresto esattamente un anno fa, è stato ritenuto alla base della distruzione di tutte le scritture contabili di un’altra società, pure quella fallita, con distrazione del patrimonio per circa 300 mila euro, provocando così un danno ai creditori.