CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Intossicati da monossido. La nostra provincia al primo posto con 42 casi su 150

I numeri della camera iperbarica di Vaio (Fidenza) per il 2023, il dottor Cantadori: "Attenzione, possono sorgere gravi complicanze anche dopo settimane".

Intossicati da monossido. La nostra provincia  al primo posto con 42 casi su 150

Intossicati da monossido. La nostra provincia al primo posto con 42 casi su 150

Intossicazione da monossido di carbonio, la nostra provincia al primo posto per numero di pazienti arrivati all’ospedale di Vaio di Fidenza, centro che abbraccia un bacino di utenza di circa tre milioni di pazienti, tra Lombardia ed Emilia Romagna. Su 150 casi gravi nel 2023, infatti, il territorio con più intossicati è stato proprio il Reggiano, con 42 casi. Seguono Lodi, Cremona, Mantova, poi Pavia e Parma. In coda Piacenza, con 17 intossicati, e Modena, con 16. Un problema dovuto a un più diffuso malfunzionamento di caldaie nel Reggiano? Non si tratterebbe di questo. Perché, come spiega il dottor Luca Cantadori, direttore dell’unità operativa di anestesia, rianimazione e ossigenoterapia iperbarica dell’ospedale di Vaio, ogni anno cambia ’ la classifica’, che sarebbe quindi frutto di una casualità. All’origine delle intossicazione è frequente l’uso del braciere, delle stufe a gas, del camino e del barbecue. Ma la causa può essere anche molto più ’banale’, "ad esempio basta la fiamma del fornello – spiega Cantadori –, qualsiasi cosa che produca fiamma. Bisogna fare attenzione, il problema riguarda tutti. Se ci si trova in un ambiente poco areato, la fiamma consuma ossigeno ed ecco che può sorgere il problema". In parecchi casi, sottolinea Cantadori, "arrivano intere famiglie di intossicati, a volte anche in condizioni gravissime. È capitato anche di nuclei familiari con bambini piccoli, magari stavano facendo una grigliata o la caldaia funzionava male. Purtroppo capita che arrivino dei pazienti in coma o che comunque hanno perso conoscenza per lungo tempo e in quei casi si rende necessario un trattamento più prolungato". La durata di un trattamento può andare dai 60 ai 90 minuti. Per chi arriva in condizioni disperate, può durare anche fino a due ore. I pazienti trattati si sono salvati proprio grazie all’ossigenoterapia. Una volta dimessi dall’ospedale, però, non sempre è finita: "Le conseguenze possono manifestarsi anche a parecchie settimane di distanza tramite gravi deficit cognitivi, anche irreversibili – fa notare il dottor Cantadori –. Il trattamento delle intossicazioni gravi può prevenire la complicanza successiva che consiste nella sindrome post intervallare, una sindrome neurologica tardiva che compare a distanza di tempo dall’intossicazione e che può dare gravi deficit di memoria, concentrazione, apprendimento".

Nel caso in cui ci si accorga di stare male e si sospetti di avere un’intossicazione da monossido, "si deve contattare immediatamente il 118, far uscire tutti dalla stanza e ventilare l’ambiente aprendo porte e finestre". All’inizio di quest’anno, una coppia di Bagno è arrivata a Vaio in condizioni gravi perché rimasta esposta per giorni al gas potenzialmente killer: aveva confuso i sintomi dell’intossicazione con quelli dell’influenza. "La sintomatologia è all’incirca la stessa – conferma Cantadori –, mal di testa, nausea, vertigini, vomito, confusione mentale, perdita di coscienza. Bisogna farci caso, se i sintomi compaiono contemporaneamente in più persone presenti nella stessa stanza, allora potrebbe trattarsi proprio di intossicazione". Cosa fare per scongiurare il rischio? "Basterebbe acquistare un rilevatore fisico di presenza di monossido, è uno strumento molto affidabile e poco costoso. È sufficiente metterne uno in casa per essere immediatamente avvertiti del pericolo". Una cosa è certa: è un problema che non si può sottovalutare, perché di intossicazione da monossido si può anche morire.