"Io e mia figlia picchiate per anni"

La testimonianza di una donna che accusa l’ex convivente: "Botte, minacce e violenze per futili motivi"

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di Alessandra Codeluppi

"Lui mi ha messo le mani alla gola mentre ero sul divano. E mi ha detto: ‘Questa è l’ultima volta della tua vita’". È solo uno dei tanti episodi di violenza e umiliazioni che una donna sui 40 anni sostiene di aver subìto dall’ex convivente, un 50enne imprenditore, in un paese dell’Appennino. Non solo: lei racconta che l’uomo, col quale ha avuto figli, avrebbe vessato anche una minorenne nata da un precedente matrimonio della donna. In un’occasione la 40enne sarebbe stata aggredita fisicamente non solo da lui, ma in contemporanea anche dal ‘suocero’ (ovvero il padre del suo ex compagno): dopo quest’episodio, datato 25 maggio 2020, la donna ha deciso di sporgere denuncia ai carabinieri, raccontando le angherie che avrebbe subìto da parte per quattro anni.

Quel giorno i due uomini l’avrebbero presa a schiaffi, tirandola per i capelli, e scaraventandola contro il cancello di casa. Lei è scappata, venendo da loro inseguita. Ha chiesto aiuto a diverse famiglie residenti, ma senza che nessuno le rispondesse. Finché ad aprire la porta alla 40enne, sanguinante e coi vestiti strappati, ad accoglierla in casa, e a chiamare i carabinieri è stata una vicina di origine africana, ieri sentita come testimone. Medicata all’ospedale di Reggio, la donna ha avuto una prognosi di dieci giorni.

Ora i due uomini sono a processo con rito ordinario. Padre e figlio, difesi dall’avvocato Danilo Giovanelli, devono rispondere di lesioni in concorso per quella singola aggressione. Mentre l’ex convivente è accusato anche di maltrattamenti, aggravati dal fatto di essere stati commessi in presenza dei figli minori. Il 50enne è stato sottoposto dal tribunale dei minori all’allontanamento dalla casa familiare. La donna si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Domenico Noris Bucchi. Davanti alla Corte dei giudici presieduta da Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e Michela Caputo, ha ripercorso le vessazioni.

"Lui ha iniziato ad aggredirmi dopo la nascita dei miei figli. Le violenze sono durate 4 anni e si ripetevano circa ogni quindici giorni. Per pure banalità. Non sono mai andata al pronto soccorso perché avevo paura per me e per le mie bambine". L’ex l’avrebbe denigrata per le sue origini meridionali. Le avrebbe sputato in faccia. L’avrebbe picchiata con pugni e schiaffi. Afferrata per il collo e trascinata per i capelli. Rinchiusa nello sgabuzzino. E non l’avrebbe aiutata economicamente.

"Mi dava soltanto 300 euro al mese con cui dovevo fare la spesa per i figli e anche per lui. Quando mi lamentavo, obiettando che aveva un’impresa, lui ribatteva che non aveva soldi". Ha anche raccontato di aver mostrato un livido a un’amica. E di aver chiesto aiuto persino al suo ex marito. Ma lui si sarebbe avventato anche contro una figlia di lei, ancora bambina. L’avrebbe schiaffeggiata e le avrebbe strappato i capelli. Le avrebbe impedito di studiare togliendole il computer, spegnendole il wifi e nascondendo i cavi di accensione. Le avrebbe buttato a terra il piatto mentre mangiava. L’avrebbe anche rinchiusa nel locale della caldaia al buio. E persino buttato dalla finestra lo zaino e le ciabatte. "Lui colpiva più mia figlia di me: la aggrediva quotidianamente. Ora che è un’adolescente, sta un po’ meglio. Ma mi dice che non ha mai dimenticato ciò che è accaduto in quella casa".

L’avvocato difensore Giovanelli, da noi interpellato, fa sapere che il suo assistito rigetta le accuse, ritenendole "infondate": "La parte civile mira a un consistente risarcimento che finora non è stato concesso".