Irene Montruccoli, la madre: "Non si può morire così a 21 anni, voglio sapere perché"

Maria Spallanzani, madre dell’ex studentessa Unimore morta all'ospedale di Parma dopo un malore: "Era tosta e in salute, volevo realizzasse i suoi sogni"

Irene Montruccoli, 21 anni, viveva a Scandiano, è morta il 22 maggio al Maggiore di Parma

Irene Montruccoli, 21 anni, viveva a Scandiano, è morta il 22 maggio al Maggiore di Parma

Reggio Emilia, 9 giugno 2022 - Sono passati quasi 20 giorni da quella domenica maledetta, in cui la sua vita è stata segnata da un dolore così profondo che non si può spiegare. Il dolore più terribile per una madre che perde la propria figlia. Maria Spallanzani, mamma di Irene Montruccoli - la ventunenne di Scandiano deceduta prematuramente all’ospedale di Parma dopo aver accusato lancinanti mal di testa - ha voglia di parlare di lei, di raccontarla. Davanti a chi ha perso un figlio ci si sente impotenti, perché è qualcosa di innaturale. Impotente, d’altra parte, si sente anche Maria che non ha potuto sottrarre la figlia a questo tragico destino. Ma la madre è anche pervasa da tanta rabbia perché "una ragazza di ventun’anni non può assolutamente morire in questo modo".

Maria Spallanzani, pensa che il pronto soccorso di Reggio Emilia possa aver mancato in qualcosa?

"Purtroppo non posso rispondere, è tutto nelle mani della procura di Reggio. Gli inquirenti stanno valutando se l’ipotesi di reato (omicidio colposo, ndr) possa essere effettivamente plausibile. Ci siamo affidati al nostro avvocato ed è lui che sta seguendo tutto, ma al momento non posso sbilanciarmi".

Cosa prova in questo momento?

"La rabbia c’è ed è tanta, perché non può e non deve succedere che una ragazza di ventun’anni venga portata via in questa maniera. Così, dall’oggi al domani".

Irene Montruccoli (a destra) in un momento felice con la sorella Ilaria. (foto da Instagra
Irene Montruccoli (a destra) in un momento felice con la sorella Ilaria. (foto da Instagra

Pensa che far luce su questa storia possa aiutare a sensibilizzare il non dover mai sottovalutare un malore improvviso, e, in questo caso specifico, un mal di testa?

"Quando si è giovani e in forze sembra sempre che nulla possa colpirti e si incappa nell’errore di prendere sotto gamba qualcosa che può essere pericoloso. Quello che è successo ad Irene non è giusto. Non lo è nemmeno per noi e per tutti quelli che dopo di lei potrebbero recarsi in un qualsiasi pronto soccorso, avendo magari gli stessi problemi, senza essere esaminati come meriterebbero. Così facendo, oltre ad avere risposte, speriamo di poter essere d’aiuto anche ad altre persone".

Irene aveva patologie?

"No. Non ha mai sofferto di nulla. Ha fatto karate a livello agonistico per tanti anni, partecipando e vincendo diversi campionati italiani. Ultimamente si era iscritta anche a boxe. Non aveva nessun vizio, era in forma".

Ha mai pensato potesse accadere quello che è successo?

"Mai avrei pensato potesse toccarmi questa tragedia, mai. Quando Irene ha eseguito la tac, tra l’altro con esito negativo, mi sono un po’ tranquillizzata. Invece venerdì, quando in casa eravamo solo io e lei, ha perso conoscenza. Dopo qualche giorno è volata via".

Donare gli organi era una scelta di Irene?

"Assolutamente. Ha sempre detto che, se mai fosse successo qualcosa di brutto, il suo corpo doveva essere dato alla scienza. Così abbiamo rispettato le sue volontà. Continuerà a vivere nel corpo di qualcun altro".

Come mai la scelta di cremare il corpo?

"A Irene e anche a me i cimiteri non sono mai piaciuti. Così abbiamo deciso di tenere le sue ceneri in casa perché nei momenti più tristi della giornata questo ci aiuta un po’...".

Questi giorni come li sta affrontando?

"È dura. Purtroppo mancherà sempre. Gli amici di Irene però ci confortano tanto, sono sempre molto presenti. Irene, essendo appassionata di Van Gogh, si era tatuata una luna. Gli amici hanno deciso di tatuarsi la stessa figura, per sentirla, in qualche modo, ancora più vicina. È stato davvero un bel gesto. Anche Lorenzo (fidanzato di Irene, ndr) viene a trovarci tutti i giorni, è molto carino".

La laurea Unimore alla Memoria quando le sarà conferita?

"Mi hanno detto che ci vorrà ancora un po’ di tempo. Studiava a Modena e le mancavano solo cinque esami, spero sia contenta di questa cosa. Non era raro che la domenica rimanesse a casa a studiare, se la merita. Poi, per tenere vivo il suo nome, abbiamo deciso di istituire una borsa di studio, in suo onore, nella facoltà di Ingegneria del veicolo. Ogni anno sarà assegnata a chi risulterà più meritevole".

Qual è il futuro che immaginava per sua figlia?

"Che inseguisse e realizzasse il suo sogno. Voleva diventare un’ ingegnere e creare un motore a due tempi che inquinasse poco. La passione l’ha ereditata da me e mio marito: io amo la strada mentre il papà il fuori strada. Diceva sempre che un giorno avrebbe voluto lavorare per la Formula 1 e io sono sempre stata convintissima che prima o poi ci sarebbe arrivata. Era in gamba, tosta e determinata, non aveva grilli per la testa".

L’idea della festa anziché il funerale da chi è nata?

"Da me. Mi piacciono le cose alternative. Io ed Irene siamo Gemelli, stesso segno zodiacale, e sono sicura che anche lei ha apprezzato la festa. L’organizzazione non l’ho gestita io, se ne sono occupati gli amici, il vicinato, chi lavora con mio marito".

Cosa le manca di più?

"Tutto. Tutto ciò che lei riusciva a dare, ed erano tante cose".