
Il tecnico Ivano Rossi racconta il viaggio verso la vittoria del campionato con la Correggese, tra sfide e successi.
É raro vincere il campionato da subentrante: è accaduto a Ivano Rossi, arrivato alla guida della Correggese a metà ottobre. Il tecnico classe ’68 si è raccontato: la D è arrivata dopo delle vere montagne russe.
Mister Ivano Rossi: finito di festeggiare?
"Non riesco a smaltire i messaggi. Ho spento il telefono domenica, poi abbiamo vinto, l’ho sbloccato e ce n’erano 100".
Vuol dire che ce l’avete fatta.
"Che viaggio…L’aggancio alla penultima giornata, poi il pareggio proprio col Nibbiano nell’ultimo turno, lo spareggio in rimonta. Siamo passati per la finestra, ma é andata".
Come aveva preparato lo spareggio?
"Dopo l’ultima di campionato ho capito che noi in questo momento avessimo più ricambi. Sui 120 minuti potevamo avere qualcosa in più, ma l’abbiamo vinta nei 90. Ho optato per una formazione esperta perché di fronte a 3000 persone le gambe tremano, e volevo tenere freschezza per il finale".
Siete andati in svantaggio anche stavolta. Poi?
"Abbiamo pareggiato subito nella ripresa, poi siamo cresciuti molto. Sono felice che il gol del decisivo 2-1 lo abbia fatto Errichiello".
Come mai?
"Lui tifa Napoli, io osservo Antonio Conte: le sue mezze ali si buttano dentro l’area, allora gli ho detto ‘Fallo anche tu!’. Il primo gol nasce da un suo inserimento, il secondo é suo. Un ragazzo d’oro".
Il momento più difficile?
"La sosta di aprile non ci voleva: stavamo andando forte, e al ritorno le gare sono più chiuse".
Ad aprile quel famoso allenamento sospeso.
"Non ci fu ammutinamento da parte dei ragazzi, che sono stati dei veri professionisti. Semplicemente dopo la vittoria per 1-0 a Salsomaggiore ci furono punti di vista diversi tra me e i dirigenti sul match. Sono cose normali, c’è stato un momento di confronto e a volte è meglio fermare l’allenamento e chiarire tutto".
Poi avete ripreso la marcia.
"Non abbiamo mai perso in trasferta: che bei viaggi di ritorno in pullman…".
Com’è allenare Siligardi?
"Un mancino incredibile. Si è dovuto calare nei dilettanti dopo una vita nei pro, è normale. Io lo vedevo più da stoccatore, lui ama venire a prendere palla. Si è sempre allenato bene".
Passiamo alle scaramanzie.
"Non le conviene…".
Perché?
"Sono un pazzo. Tanto meticoloso nel preparare gli allenamenti, quanto nei rituali. Stessi posti a sedere, stesse abitudini: non avete idea…".
Ci incuriosisce…
"Le rifiniture sul campo A non ci hanno portato benissimo. Prima dello spareggio l’abbiamo fatta sul campo C…".
Tornando a ottobre: accetterebbe di nuovo l’incarico?
"Quando mi hanno chiamato questi dirigenti con cui c’è grande fiducia, mi sono un po’ spaventato: subentravo in una squadra in difficoltà, con l’obbligo di vincere. Ma non puoi dire no".
Ora passiamo al futuro…
"Ne parleremo, fare la D sarebbe bellissimo. Peró non si sa mai, e non sono uno che senza panchina impazzisce. Sono diventato molto riflessivo, leggo tanto. Bisogna accettare le scelte, le sconfitte. Quando la Correggese ha perso vuol dire che ha vinto un’altra squadra, diamole i meriti".
Secondo campionato vinto dopo quello col Campagnola: dediche?
"A mia moglie e mia figlia: quanti pranzi in famiglia con l’auto già accesa. Poi ai ragazzi e allo staff, straordinari".