Omicidio nel Reggiano, killer e vittima parenti: "Dante lo aveva cresciuto"

Un capannello di parenti calabresi ieri davanti alla casa di Salvatore Silipo "Oggi c’è una donna di vent’anni con due figli rimasta senza marito"

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"Dante è stato come un padre per Salvatore. Lo ha cresciuto per dieci anni nella sua azienda. Non si capisce come questo grave fatto possa essere accaduto. Oltretutto appartengono entrambi a uno stesso nucleo parentale: un familiare di Dante ha sposato un familiare di Salvatore". Ormai gran parte della dinamica dell’omicidio di sabato pomeriggio alla Dante Gomme a Cadelbosco Sopra sembra chiarita. Ma sul movente sembrano esserci ancora dubbi. Anche tra i parenti e gli amici più cari della vittima. Ieri mattina erano radunati a capannelli davanti all’abitazione di Salvatore Silipo, nel quartieri dei Cento Violini, a Santa Vittoria di Gualtieri. A due passi a un ampio parco, dove giocano i bambini in una giornata di sole splendente, c’è l’abitazione dei Silipo, da dove a più riprese arrivano le urla di dolore dei familiari della vittima. Nei capannelli di persone, quasi tutti calabresi parenti o amici di Salvatore, non si parla d’altro: si commenta il drammatico episodio di sabato pomeriggio. Nessuno ha voglia di parlare, di commentare.

Davanti all’abitazione di Salvatore, però, un parente chiarisce il suo pensiero: "Quello che è stato scritto dai giornali è quello che avevamo da dichiarare. Non credo ci sia altro da aggiungere. Se non che c’è stata una persona che, con un comportamento vile, ha tolto la vita a un giovane padre, lasciando nel dolore una moglie ventenne e due figli in tenera età. Questa è la situazione che ora dobbiamo affrontare". Secondo i parenti della vittima, Salvatore sarebbe stato convocato in azienda per un chiarimento: "Da oltre un mese Salvatore aveva lasciato quel lavoro alla Dante Gomme – spiega uno di loro – e forse in azienda si sentiva la sua mancanza, visto che era molto bravo. Inoltre, molti suoi amici, clienti di quell’officina, avevano smesso di recarsi lì per i vari servizi. Quando lo hanno convocato, si è pensato che volessero convincerlo a tornare. Perché non c’è andato da solo? Salvatore era un ragazzo timido, introverso. Per questo si è fatto accompagnare". Nessuno vuole neppure ipotizzare il delitto di Cadelbosco collegato alla criminalità organizzata: "Salvatore non era legato a quel tipo di mondo. E poi la criminalità organizzata non pianifica un omicidio in pieno giorno, in una sua azienda, vicino ad altre abitazioni".

Antonio Lecci