L’Anghinolfi cita Unione Val d’Enza e Regione

Angeli e Demoni. L’avvocato Mazza: "Vogliono costituirsi parte civile, ma se le accuse fossero fondate sarebbero responsabili in solido"

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di Alessandra Codeluppi

Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali di Bibbiano e imputata-chiave del procedimento ‘Angeli e demoni’, vuole chiamare in causa il suo ex datore di lavoro, l’Unione Val d’Enza, e anche la Regione.

Durante la terza giornata dell’udienza preliminare scaturita dall’indagine sui presunti affidi illeciti di bambini, la difesa, rappresentata dagli avvocati Oliviero Mazza e Rossella Ognibene, ha infatti chiesto al giudice Dario De Luca la citazione, come responsabili civili, dei due enti. Ma entrambe le istituzioni hanno chiesto nelle scorse udienze di costituirsi parte civile: nel caso le richieste fossero accolte, figurerebbero in una duplice veste, cioè di potenziali danneggiati ma anche soggetti eventualmente tenuti a pagare i danni. La mossa ricorda quella fatta dall’avvocato Gianluca Tirelli, che rappresenta la famiglia di un bambino: anche questo legale aveva chiesto la citazione come responsabili civili dell’Unione, oltreché dell’Ausl (che a sua volta ha chiesto di costituirsi parte civile) e dell’Asp ‘Sartori’ di San Polo. "L’Unione Val d’Enza e la Regione vogliono costituirsi parte civile, ma se le accuse del pm venissero considerate fondate - afferma l’avvocato Mazza - le due istituzioni sarebbero responsabili in solido per i fatti commessi dalla dipendente". Il difensore ravvisa “un conflitto di interessi“: "Da un lato gli enti chiedono il risarcimento dei danni, dall’altro dovrebbero rispondere in solido con Anghinolfi nei confronti delle parti civili private. Se c’è stato un problema nei servizi sociali, la responsabilità è anche di chi doveva vigilare sul loro lavoro: l’amministrazione pubblica vorrebbe dimostrare di non c’entrare nulla con l’accaduto, ma non può chiamarsene fuori. La difesa intende dimostrare l’estraneità alle accuse di Anghinolfi, ma vogliamo anche fare emergere l’ipocrisia di questi atti".

Un’intervista rilasciata a Telereggio nei giorni scorsi dall’avvocato Marco Scarpati, prima indagato e poi archiviato nell’inchiesta, ha suscitato pesanti commenti sui social: "Io sono convinto che non sia successo praticamente nulla - aveva dichiarato Scarpati -. Credo che ci siano state valutazioni da parte del tribunale dei minori assolutamente corrette. Ci sono genitori che sono veramente pericolosi per i propri figli. In questi casi occorre avere il coraggio di interrompere il rapporto tra loro e i figli". Insulti e parolacce erano volati sulla pagina facebook del gruppo comitato Infanzia famiglia: "Quest’avvocato dev’essersi laureato con un bonus"; "Cane non mangia cane. Unica parola: inceneritore"; "Funziona la p. di tua mamma per figliare bastardi porci comunisti come te"; "Sono solo schifosi trafficanti di minori, maledetti". E "Criminale". Scarpati aveva ribattuto annunciando una denuncia per diffamazione: "Io cerco di essere pacato, ma da diciotto mesi leggo frasi offensive diffamanti, gravissime e minacciose su di me. Sono stanco, molto stanco. Provvederò a querelare chi ha ecceduto".

Dal comitato ‘Angeli &demoni. Uniti per i bambini’ si cerca di minimizzare : "Da sempre prendiamo le distanze da auguri di morte od offese lesive. Ma il commento ‘criminale’ - è il parere del presidente Francesco Cattani - non si può imputare all’avvocato Scarpati in quanto non è determinato il soggetto, ma al sistema che i media stessi hanno definito come illecito. Temo che esista una precisa volontà tesa a dipingere come sbagliato il pensiero di una parte dell’opinione pubblica. Ogni intervento va attentamente contestualizzato".