L’assessore: "Basta, agiamo tutti assieme Serve un patto per far ripartire il centro"

La chiusura di Caffè Arti e Mestieri scuote il Comune: "Dobbiamo coordinare le azioni pubbliche con le proprietà degli immobili"

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di Stefano Chiossi

"L’addio di Caffè Arti e Mestieri suscita clamore, tristezza, preoccupazione. È una luce che si spegne; una storia che se ne va. Perché quando chiude una serranda a pagarne le conseguenze è l’intero centro storico".

Mariafrancesca Sidoli, assessore al commercio di Reggio, ha voglia di parlare: "Potrei andare avanti una giornata, ma vediamo di condensare i punti salienti. La storia di Fulvia Salvarani e di suo marito (lo chef dello storico ristorante, Gianni D’Amato, ndr) è la chiara testimonianza dei primi segnali che questa pandemia di sta lasciando. Non possiamo attendere oltre per agire".

Assessore, dopo Marta in Cucina, la ristorazione perde un altro simbolo.

"La crisi economica in cui siamo entrati è evidente. Peraltro questo settore, e inserisco anche bar o gelaterie per esempio, aveva la maggiore solidità in ‘epoca’ pre Covid. Ora invece si sta avvicinando al non alimentare, o al commercio al dettaglio, dove il ricambio purtroppo era già marcato".

Per Salvarani il virus è stata l’accelerata finale di una decisione comunque già presa.

"Il centro storico aveva criticità pregresse, come del resto accade quasi ovunque. Diversi i fattori che hanno influito: mutazioni socio economiche, degrado urbanistico, commercio in sede fissa. E non da meno ovviamente gli usi e costumi del consumatore, che anche in base a scelte politiche ormai risalenti a trent’anni fa hanno abbandonato pian piano il centro".

Per esempio?

"Che i centri commerciali abbiano impattato sui centri storici è evidente".

I ristoratori parlano però di affitti troppo alti.

"E’ altrettanto evidente che i canoni siano tra le voci maggiormente impattanti. Vi faccio però un esempio: nell’ex Upim in via Emilia San Pietro, ora destinato a un Despar, ci si chiedeva una riduzione dell’affitto. Le precedenti richieste erano impossibili da accogliere; rischiavamo il danno erariale. Con la nuova gestione abbiamo trovato un accordo proficuo. Ora: noi abbiamo alcuni locali, e pochissimi sono sfitti; stessa cosa per esempio avviene con la Curia (sono 12 in centro storico, di cui 11 occupati, ndr) che è ha abbassato notevolmente i canoni. Ma la maggior parte sono gestiti da privati. Ecco perché vorrei parlare di una visione d’insieme".

Gli altisonanti ‘stati generali’.

"Vado oltre e dico patto di corresponsabilità. Ognuno deve fare la sua parte: l’amministrazione ha ambiti di manovra che non potranno mai essere risolutivi all’interno della crisi legata al Covid. Dobbiamo metterci in testa che non stiamo parlando di rapporti chiusi tra noi e il ristoratore di turno, o il negozio di abbigliamento, ma di un unico centro storico. Un maggiore afflusso avvantaggia le associazioni di categoria, le università, i proprietari di immobili, e i cittadini stessi; queste attività sono presidi sociali, esattamente come può avvenire in una dinamica di quartiere. Ragionare per segmenti è sbagliato; parliamo invece di economia circolare".

Ma anche di soluzioni concrete.

"Se mi chiede per esempio di eliminare la Ztl sono in disaccordo. Anzi, penso che la scorsa estate, con distese potenziate, sia stata una dimostrazione del percorso da seguire. Ma si lavora assieme: il piano regolatore urbano (Pug) gestito dall’assessore Pratissoli è fondamentale per esempio. Pensate che una riqualificazione di piazza San Prospero non sia utile a migliorare la vivibilità del centro? E che dire dei trasporti con il Pums (Piano urbano mobilità sostenibile) con la collega Bonvicini, per far arrivare i cittadini in centro nel modo più veloce e comodo possibile. Ecco perché dobbiamo ragionare più su ampia scala".

Peraltro avete già una rete avviata.

"Sì, quella che ci ha permesso di distribuire 100mila euro alle imprese del centro a dicembre. Ma va ampliata e arricchita. Anche online causa Covid; l’importante è iniziare subito".

A proposito, il rientro in zona gialla la soddisfa?

"Non sa quante chiamate di sfogo ci sono arrivate dai cittadini. Le persone sono stanche, e hanno capito che si può prendere una boccata d’aria in sicurezza: tornare indietro sarebbe devastante per il loro benessere psicologico. Incrociamo le dita".