La Beata Vergine dalla finestra della chiesa a Riva di Rondinara

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L’Appenino è uno scrigno che riserva molte sorprese, a chi vezzeggia il gusto di percorrerlo a ritmo lento. Tra le tante, una piccola chiesa, che affonda le radici nel passato per guardare al futuro. E a lato, ecco il vecchio borgo. E’ l’oratorio della Beata Vergine degli Angeli, che si trova nella Valle del Tresinaro in località Riva di Rondinara. Attorniata da prati e colline, ubicata in via Feleghetti, la struttura "parla" del sacro, della devozione mariana. Ha pianta rettangolare, facciata a capanna rivolta a Est, verso il sole che nasce, simbolo del Cristo che illumina la vita terrena e oltre. Per la realizzazione sono state prevalentemente utilizzate pietre, in seguito ricoperte da intonaco. In alcuni punti sono visibili i materiali originali. Sulla facciata sono presenti due finestre a lato dell’ingresso, utili ai viandanti in caso di chiusura delle struttura. In questo modo dall’esterno era possibile ammirare il dipinto collocato dietro l’altare, che ritrae la Madonna e Gesù bambino attorniati da angeli e santi. Tra le figure si nota l’arcangelo Gabriele, con il giglio, a significare la purezza. La tela è in buono stato. I passanti rivolgevano una preghiera a Maria e al Cristo. L’affresco che sormonta il quadro presenta la scritta "Regina angelorum, ora pro nobis". Sul tetto una croce in ferro e un piccolo campanile a vela, per annunciare le celebrazioni. Si hanno tracce della chiesa nel XVIII secolo, secondo Giovanni Guidetti, che ne parla in "L’Oratorio di Santa Maria degli Angeli alla Riva di Rondinara" (Corti, 2010), illustrandone l’origine e lo scorrere dei secoli, che procedono in parallelo alle vicende delle benestanti famiglie locali Rivi e della gente del borgo. Risalgono al 1939 notizie di restauri e di una nuova sacrestia. L’oratorio cambia proprietà nel 1969, passa alla famiglia di Ernesto Ferri. La chiesa fa riferimento al borgo rurale della Riva, composto da vari edifici. Su alcuni di essi si riconoscono peculiarità di case a torre, poi ribassate, di colombaie e di parti legate alla civiltà contadina. Una sezione del complesso ha sviluppo a corte, dove nel passato si svolgeva la quotidianità del borgo, scandita dallo scorrere delle stagioni. "Le famiglie Rivi, prima Ripa o Riva, hanno rappresentato per tre secoli il ceto agricolo signorile della località. Nel 1669 la Riva era un piccolo nucleo abitativo formato unicamente da due case torre dove vivevano due fratelli Rivi. Dal 1709, moltiplicandosi le famiglie, si allargò anche il borgo con la costruzione di altri spazi abitativi e sopratutto di un palazzotto residenziale bifamiliare su una corte chiusa da una torre quadrata, simbolo del loro benessere", afferma Giovanni Guidetti. Il periodo più florido coinciderebbe proprio con la costruzione dell’oratorio. Un edificio del borgo conserva i diorami realizzati da Ernesto Ferri, che restituiscono momenti di vita contadina del ‘900.

Massimo Tassi