di Gabriele Gallo
Domenica pomeriggio al PalaBigi non scenderà in campo solo l’Unahotels come squadra di basket, ma anche, se non soprattutto, una Storia da preservare e un percorso da continuare che, in caso di retrocessione, subirebbe un inevitabile rallentamento. Dopo 11 anni consecutivi di serie A la Pallacanestro Reggiana si trova sull’orlo di un baratro. E per evitarlo oltre a battere Trento occorrerà almeno un risultato favorevole dai campi dove giocano le altre pericolanti. A conforto dI società e tifosi reggiani interviene però la cabala. Perché quando si è trovata di fronte a match che potevano segnare indelebilmente il suo futuro, il team biancorosso ha trovato quasi sempre la forza di salvare la pelle, sportivamente parlando. Grazie ai suoi meriti e, qualche volta, alla fortuna. Il precedente che gli aficionados biancorossi ricordano maggiormente è, senza ombra di dubbio, quello del 6 maggio 2011, ultima giornata del campionato di Legadue e l’allora Trenkwalder costretta a vincere contro Veroli per poi sperare nella vittoria casalinga di Scafati, che non aveva più nulla da chiedere al suo campionato, contro Verona, che si giocava pure lei la salvezza. La fine è nota: Reggio si liberò agevolmente dei laziali poi, in un PalaBigi avvolto dal silenzio, si attesero notizie dalla Campania. E quando Porta, per i veneti, sbagliò il tiro da 3 decisivo, via Guasco esplose di giubilo per la retrocessione in B evitata. Da lì, come è noto, iniziò l’era d’oro biancorossa, ispirata dal patron Stefano Landi.
Diciassette anni prima, questa volta in trasferta a Rimini, andò in scena un altro thriller, ancora fortunatamente a lieto fine. E davvero si deve ringraziare la dea bendata perché l’allora Campeginese espugnò rocambolescamente il parquet romagnolo con una "bomba", a fil di sirena, da metà campo, di Donato Avenia. Quel canestro consegnò la permanenza in A ai reggiani che, viceversa, sarebbero sprofondati verso l’A2.
Altro crocevia fondamentale per evitare la retrocessione dal massimo campionato fu il match del 29 marzo 1998, ultimo turno di regular-season, quando la Cfm di Dado Lombardi si impose, al Bigi, 99-94 (33 punti di uno straordinario Chris Jent e 22 di Mike Mitchell) dopo un tempo supplementare sulla Fortitudo Bologna seconda in classifica. Quel successo le permise di guadagnare i 2 punti indispensabili per salvarsi.
E da lì iniziò, quell’anno ai playoff partecipavano tutti i team escluse le due retrocesse, la magnifica cavalcata verso la semifinale. Ma questa è un’altra storia.
Triste fu invece l’ultima giornata dell’annata 20062007, unico esempio negativo di questa serie. L’allora Bipop si giocava la salvezza a Capo d’Orlando contro l’ex Alvin Young. Saputo nel corso del match che il suo team era salvo (complice il successo di Biella ad Avellino) l’ex campione biancorosso fece capire che lui e compagni erano sazi e soddisfatti, ma Reggio si fece prendere dalla frenesia in attacco sbagliando troppe conclusioni e tante scelte di tiro. I siculi prevalsero e i biancorossi finirono in A2 per differenza canestri sfavorevole con Avellino. Meglio è andata alla Pallacanestro Reggiana degli ultimi anni laddove, nelle annate più complesse, la truppa biancorossa è sempre riuscita a trovare il giusto colpo di coda.
Nel 20202021 espugnando Cantù 71-72, nel match che valeva la stagione e la salvezza, grazie all’ 1 contro 1 vincente di Brandon Taylor, con fallo subito e libero aggiuntivo. E buon esito ebbe pure il match da dentro o fuori, a Pesaro, del 5 maggio 2019. Pillastrini doveva vincere le sfide che era obbligatorio vincere per salvarsi e compì la missione. In terra marchigiana il blitz fu compiuto, per una volta, agevolmente (73-100) e Reggio chiuse la partita salvezza. Guardando alla Storia quindi, si può vedere il bicchiere mezzo pieno in vista di domenica prossima.