
Sono 62.312 gli studenti reggiani che oggi varcheranno (chi per la prima volta) le soglie degli istituti scolastici. Di questi, in città 12.586 sono quelli di età compresa tra i 6 e i 14 anni. Ad aprire le porte per questi ultimi saranno 12 istituti comprensivi a servizio del territorio comunale, che comprendono 41 scuole primarie e 13 scuole secondarie di primo grado. A fronte della diminuzione complessiva degli studenti (più di mille), aumentano gli alunni con certificazioni di disabilità, di circa 150 unità, da 2782, passano a più di 2924.
Stamattina il sindaco di Reggio Luca Vecchi e l’assessora all’Educazione Raffaella Curioni visiteranno alcune scuole per augurare a studenti, docenti e al personale ausiliario un buon studio e lavoro.
Il giro di saluti inizierà alle 9.30 dalla scuola secondaria di primo grado A. Fontanesi di via Kennedy. Dalle ore 11 la delegazione del Comune sarà invece alla scuola statale per l’infanzia Giovanni Pascoli di viale Isonzo.
Quest’anno, secondo quanto stabilito dal Patto per l’educazione del 2019, l’Amministrazione comunale investirà oltre 7 milioni di euro per il sostegno al diritto allo studio e per qualificare l’offerta formativa di bambini e ragazzi, attraverso servizi pomeridiani, di flessibilità oraria, servizio mensa, trasporti e attività a integrazione dei curriculum ministeriali. Tra gli obiettivi anche il miglioramento dell’edilizia scolastica, oltre alla realizzazione della nuova scuola Aosta e alla realizzazione di 5 servizi mensa in altrettanti istituti.
E proprio sul servizio dei pasti si è concentrata una ricerca condotta dalla cooperativa reggiana Cirfood, che ha supportato l’indagine Nourishing School, condotta dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. A scuola, il 29% dei ragazzi intervistati, lascia sempre o molte volte cibo nel piatto, segnalando come alimenti meno graditi legumi, verdure e pesce. Le motivazioni dietro questo rifiuto sono facilmente intuibili attraverso le risposte fornite dalle famiglie alla medesima ricerca: la frequenza con cui a casa si consumano queste pietanze è limitata. Per questo le famiglie intervistate, nell’85% dei casi, sarebbero felici di poter frequentare, insieme agli insegnanti, a un corso di educazione alimentare.