DANIELE PETRONE
Cronaca

La Chiesa per i ragazzi "Con le future generazioni serve un nuovo approccio"

Don Carlo Pagliari, referente pastorale giovanile, accoglie l’appello del prefetto "In sinergia con le istituzioni per sconfiggere i fenomeni delle devianze".

La Chiesa per i ragazzi  "Con le future generazioni  serve un nuovo approccio"
La Chiesa per i ragazzi "Con le future generazioni serve un nuovo approccio"

di Daniele Petrone

Don Carlo Pagliari, responsabile pastorale giovanile della Diocesi di Reggio, il neo prefetto Maria Rita Cocciufa ha inserito tra le priorità il tema delle devianze giovanili. E ha lanciato un appello anche alla Chiesa per lavorarci.

"È un appello interessante che dobbiamo raccogliere. Un proverbio recita: ‘Per educare un bambino e farlo diventare uomo, ci vuole un villaggio’. Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti, il disagio giovanile è già in atto da anni ed è stato acuito dal Covid. Tant’è che già durante la pandemia si sono riempiti i reparti di neuropsichiatria infantile e come pastorale eravamo stati chiamati per un incontro a riguardo".

Un’emergenza che impone una sinergia tra istituzioni.

"Sì, in gioco c’è tanto. Basta col muro contro muro tra istituzioni. I tempi del ‘900 rappresentati da Guareschi con Peppone e don Camillo, il Comune da una parte e la Chiesa dall’altra, sono finiti. Allora la politica era forte e la gente si divideva semplicemente tra il bar e l’oratorio. Ma ora c’è una crisi istituzionale in atto, non ci sono più ideologie forti. I giovani hanno a disposizione molti più luoghi".

È cambiato il mondo.

"Stiamo vivendo un cambiamento epocale. La scuola, la politica, la famiglia e la Chiesa stessa non sono più confacenti a questa nuova era, occorre un ripensamento a 360 gradi. Serve un nuovo approccio".

Soprattutto coi giovani.

"Certo. Le ultime generazioni sentono sulla loro pelle uno spaesamento che crea disorientamento. Siamo come nel mezzo di una navigazione: abbandonato il porto conosciuto, c’è chi guarda indietro e c’è chi invece è nato durante il viaggio, proteso verso un nuovo approdo. È un cambiamento velocissimo, ma noi adulti dobbiamo ancora capire come cambiare l’approccio".

Dal suo osservatorio, come vede i ragazzi di oggi?

"Noto una grande voglia di avere spazi di ascolto nei quali potersi aprire senza sentirsi giudicati. Cercano adulti di spessore, non hanno tempo da perdere. Quando sento dire: ‘i ragazzi di oggi sono difficili’ mi viene da ridere. Essere giovani oggi è più difficile che un tempo. Cercano fiducia".

E lei ce l’ha?

"Sono molto ottimista. Anche i movimenti come ‘Fridays for Future’ sono segnali importanti di giovani che si impegnano per qualcosa. I ragazzi oggi sono molto più sensibili e attenti a certe sfumature. Ma non per questo bisogna etichettarli come fragili. È il nostro mondo ‘vecchio’ ad essere impreparato. Siamo in una società individualista, profondamente capitalista, materialista e con modelli irreali. Tutto ciò genera depressione, paura di scegliere, ansia da prestazione e noia che spesso sfociano in violenza. Ecco perché genitori, educatori, insegnanti e catechisti devono impegnarsi a trovare una forma nuova. Nei valori assoluti e profondi come il pensiero critico, il sacrificio, la trascendenza e l’ambizione di puntare in alto, la Chiesa può tracciare la strada".

La Diocesi come sta affrontando questa necessità di cambiamento?

"In curia da cinque anni a questa parte abbiamo cambiato alcune impostazioni, con scelte pastorali forti come lo spostamento degli uffici. Tutti gli appuntamenti a favore degli adolescenti sono portati avanti da un gruppo di cento giovani che ha visioni nuove: la prossima Gmg a luglio vedrà partire duemila reggiani. Tanti educatori sono stati bravi a mantenere le relazioni anche durante la pandemia, i sacerdoti sono in contatto con servizi sociali e istituzioni per intervenire sui fragili o recuperare i ragazzi dalla strada. Gli oratori restano sempre fondamentali per noi, sul modello ‘ospedale da campo’ come ama dire il Papa. Ma si può fare meglio. La Chiesa deve restare se stessa e concentrarsi sull’essenziale che è ciò di cui ha bisogno il mondo di oggi. Poi troverà il modo creativo per innovarsi"

Quali progetti servono ora?

"Dico una cosa: si fanno tante analisi, si pensano progetti, si erogano servizi, si aprono sportelli e si fanno diagnosi. Tutto ciò ha un costo e spesso i soldi per queste cose sono poco o niente. Io ho 42 anni e ho capito che un ragazzo è sempre un ragazzo. Cresce se è amato e cercato. Bisogna stare con loro, essere presenti. È già tantissimo. E l’amore è gratuito...".