La confessione choc: "Ho ucciso mia figlia"

Shabbar Abbas, padre di Saman, intercettato mentre parla con un parente: "L’ho fatto per la mia dignità, per il mio onore"

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di Daniele Petrone

"Ho ucciso mia figlia. L’ho uccisa per la mia dignità, per il mio onore". La confessione choc è di Shabbar Abbas, il padre di Saman – la 18enne pachistana scomparsa e mai ritrovata, che si presume essere stata uccisa la notte del 30 aprile 2021 a Novellara – contenute in un’intercettazione depositata negli atti del processo che inizierà il 10 febbraio prossimo in tribunale a Reggio, riportata dall’Ansa.

La conversazione risale all’8 giugno, poco più di un mese dopo il presunto ‘delitto d’onore’ addebitato alla famiglia. Dall’altra parte del telefono c’era Fakhar Zaman, il fratellastro di Shabbar col quale da tempo non corre buon sangue. E lo stesso tono minaccioso di Shabbar lo conferma. "Io sono già rovinato, avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia", dice papà Abbas, stando a quanto riferito dal fratellastro agli inquirenti che lo hanno sentito come testimone il 25 giugno di un anno fa.

E ancora: "Noi l’abbiamo uccisa", senza fare nomi specifici, ma riferendosi chiaramente al contesto familiare. Procura e carabinieri sin dall’inizio sono sicuri sia stata assassinata, perché rifiutava di sposare un cugino in patria – più grande di lui di dieci anni – e voleva andarsene di casa. Il rifiuto alle nozze combinate è considerato un disonore per le famiglie musulmane di certe zone rurali del Pakistan come Mandi Bahuaddin, il villaggio del quale è originaria la famiglia Abbas. "Per me la dignità degli altri non è più importante della mia, uno. Secondo: chi parlerà di me, io non guarderò in faccia a nessuno. Io ho messo mio figlio lì (il fratello minorenne di Saman, lasciato in Italia e ora protetto in una comunità, ndr). Ho ucciso mia figlia e sono venuto (in Pakistan, ndr). Non me ne frega nulla di nessuno".

Una conversazione che procede con offese e parolacce colme di rabbia. "Choudry (termine usato per indicare la casta della famiglia, ndr) mi è arrivata notizia di ciò che hai detto tu – rivolgendosi sempre al fratellastro – Chi è quel bastardo figlio di... (Shabbar e Fakhar sono figli dello stesso padre, ma di madri diverse, ndr) che parla delle mie cose?". E ancora: "Capirai uomo, quando tu bevi un po’ cominci a sparlare di mia figlia...". Come a dire: capirai anche tu che andava ammazzata.

Shabbar è latitante in Pakistan con la moglie Nazia Shaheen, dove sono fuggiti il primo maggio, all’indomani del presunto omicidio di Saman. Entrambi sono imputati assieme agli altri tre familiari invece tutti arrestati all’estero tra Francia e Spagna dove erano scappati e ora in carcere a Reggio: lo zio Danish Hasnain – ritenuto l’esecutore materiale del delitto dalla pm Laura Galli, titolare dell’inchiesta – e i due cugini di Saman, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. Questi ultimi tre sono stati ripresi nel ‘famoso’ video ripreso dalle telecamere di videosorveglianza dell’azienda Bartoli di Novellara dove lavoravano, con pale e secchi mentre si dirigevano nei terreni, presumibilmente per preparare l’efferato delitto.