Secondo le difese, la cosca di ‘ndrangheta Dragone-Ciampà non esiste più da vent’anni. E gli illeciti contestati non avevano lo scopo di arricchire la ‘ndrangheta. È il concetto centrale su cui ieri si sono imperniate le arringhe difensive per gli imputati che sfilano nell’udienza preliminare scaturita dall’operazione ‘Sisma’. Figura-chiave, secondo la Dda di Brescia, è Giuseppe Todaro, per il quale sono stati chiesti 14 anni di condanna.
Lui, architetto 37enne residente a Reggiolo, è il nipote del boss Antonio Dragone, ucciso a Cutro nel 2004 e poi sostituito da Nicolino Grande Aracri. Fino al 2021 il 37enne fu il tecnico esterno incaricato di istituire le pratiche per avere i finanziamenti utili a ricostruire gli edifici privati nei comuni mantovani danneggiati dal sisma del 2012. Secondo la Dda bresciana, avrebbe chiesto soldi in cambio di una corsia preferenziale per avere i risarcimenti: denaro che poi sarebbe stato reimpiegato nella cosca. È imputato anche il padre Raffaele Todaro, per il quale sono stati chiesti 9 anni di pena.
Il 37enne è assistito dagli avvocati Silvia Salvato e Giuseppe Migale Ranieri. Salvato si è soffermata sui reati contro la pubblica amministrazione, chiedendo l’assoluzione e la riqualificazione: non concussione, ma al massimo abuso d’ufficio.
Sentito davanti al giudice, in passato Todaro ha detto di aver accettato i soldi che, a suo dire, gli sarebbero stati offerti dall’imprenditore edile Giuseppe Di Fraia (in luglio ha patteggiato 2 anni e 9 mesi).
Raffaele Todaro è difeso dagli avvocati Migale Ranieri e Luigi Colacino: entrambi hanno sostenuto che la cosca Dragone-Ciampà, dopo l’assassinio del boss, non esiste più e che il nome dei Todaro non è mai emerso dalle intercettazioni. Due cittadini si sono costituiti parte civile contro Giuseppe Todaro sostenendo di aver subito un’estorsione: secondo la difesa non può esservi stata, anche perché in un caso c’erano testimoni. l legali hanno chiesto infine l’assoluzione, in subordine il minimo della pena, l’esclusione dell’aggravante 416 bis e le attenuanti generiche. Sono sette gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato.