ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

"La cosca Dragone non esiste più"

Operazione Sisma, le difese dei Todaro negano che gli illeciti contestati finissero per arricchire la ’ndrangheta

"La cosca Dragone non esiste più"

"La cosca Dragone non esiste più"

Secondo le difese, la cosca di ‘ndrangheta Dragone-Ciampà non esiste più da vent’anni. E gli illeciti contestati non avevano lo scopo di arricchire la ‘ndrangheta. È il concetto centrale su cui ieri si sono imperniate le arringhe difensive per gli imputati che sfilano nell’udienza preliminare scaturita dall’operazione ‘Sisma’. Figura-chiave, secondo la Dda di Brescia, è Giuseppe Todaro, per il quale sono stati chiesti 14 anni di condanna.

Lui, architetto 37enne residente a Reggiolo, è il nipote del boss Antonio Dragone, ucciso a Cutro nel 2004 e poi sostituito da Nicolino Grande Aracri. Fino al 2021 il 37enne fu il tecnico esterno incaricato di istituire le pratiche per avere i finanziamenti utili a ricostruire gli edifici privati nei comuni mantovani danneggiati dal sisma del 2012. Secondo la Dda bresciana, avrebbe chiesto soldi in cambio di una corsia preferenziale per avere i risarcimenti: denaro che poi sarebbe stato reimpiegato nella cosca. È imputato anche il padre Raffaele Todaro, per il quale sono stati chiesti 9 anni di pena.

Il 37enne è assistito dagli avvocati Silvia Salvato e Giuseppe Migale Ranieri. Salvato si è soffermata sui reati contro la pubblica amministrazione, chiedendo l’assoluzione e la riqualificazione: non concussione, ma al massimo abuso d’ufficio.

Sentito davanti al giudice, in passato Todaro ha detto di aver accettato i soldi che, a suo dire, gli sarebbero stati offerti dall’imprenditore edile Giuseppe Di Fraia (in luglio ha patteggiato 2 anni e 9 mesi).

Raffaele Todaro è difeso dagli avvocati Migale Ranieri e Luigi Colacino: entrambi hanno sostenuto che la cosca Dragone-Ciampà, dopo l’assassinio del boss, non esiste più e che il nome dei Todaro non è mai emerso dalle intercettazioni. Due cittadini si sono costituiti parte civile contro Giuseppe Todaro sostenendo di aver subito un’estorsione: secondo la difesa non può esservi stata, anche perché in un caso c’erano testimoni. l legali hanno chiesto infine l’assoluzione, in subordine il minimo della pena, l’esclusione dell’aggravante 416 bis e le attenuanti generiche. Sono sette gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato.