La cosca e gli affari con le slot illegali, due anni a Rocco Guida

Condannato con rito abbreviato il 39enne residente a Castellarano. E’ accusato di associazione a delinquere ed evasione

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Due anni di condanna, all’esito del rito abbreviato, per il reggiano Rocco Guida, 39enne originario di Cinquefrondi (Cz) e residente a Castellarano.

È la sentenza emessa ieri nel processo ‘Ndrangames’ a Potenza, incentrato sugli incassi economici che il clan Grande Aracri avrebbe realizzato con il gruppo Marturano-Stefanutti della Basilicata grazie al gioco d’azzardo: tremila macchinette piazzate nei locali di tutt’Italia, ognuna delle quali raccoglieva 200mila euro all’anno, avrebbero fruttato la cifra astronomica di 600 milioni.

Secondo la ricostruzione della Dda, il patto per gestire le slot illegali sarebbe stato siglato a Cutro, nella casa di Nicolino Grande Aracri, dove il 25 gennaio 2014 si recò anche Dominique Scarfone, morto l’anno dopo in un incendio.

Scarfone aveva guidato la Sio srl, con sede a Salvaterra di Casalgrande, poi trasferita a Rosarno dal fratello Angelo e sequestrata nel marzo 2017. A Guida e ad altri imputati reggiani - alcuni hanno scelto il rito ordinario - si contesta l’associazione a delinquere finalizzata alla raccolta illecita dei proventi del gioco online, con l’aggravante delle condotte avvenute anche in Grecia, Olanda e Stati Uniti.

Per Guida e altri, tra cui Grande Aracri, c’è anche l’accusa, con l’aggravante mafiosa, di aver violato le norme tributarie sottraendo all’erario 593 milioni. Nella sentenza emessa dal gup Lucio Setola, è caduta la transnazionalità e per Guida anche l’accusa di associazione a delinquere: secondo il giudice di primo grado lui non faceva parte del sodalizio.

"Nel fascicolo di indagine non compaiono né una perizia sulle macchinette né uno studio di tracciabilità che abbia dimostrato il passaggio dei soldi dalle slot gestite dalla Sio srl ai conti correnti all’estero. Gli esiti investigativi - tuona l’avvocato Edoardo Salsi, difensore di Guida - non giustificavano la richiesta di misure cautelari. La finalità ‘ndranghetista non ha avuto riscontri: Grande Aracri non emerge da alcuna intercettazione e il mio assistito ha l’unica colpa di essere nipote di Scarfone".

Salsi preannuncia già "sicuro ricorso" in Appello. Per chi ha scelto il patteggiamento, tra cui il reggiano 29enne Antonio Glorio di Castellarano, si andrà davanti a un nuovo gup a seguito di una questione di incompatibilità.

Alessandra Codeluppi