La cosca e il business sanità Tre nomi noti tra gli arrestati

Nuove accuse per Salvatore Grande Aracri, Francesco Romano e Giuseppe Ciampà

Migration

di Alessandra Codeluppi

"Al Consorzio già quattro farmacie stanno consorziate... Cioè nel senso... ci mancano solo le licenze. Però ci sono queste quattro farmacie che ce le hanno portate un po’ noi e un po’ l’assessore".

Salvatore Grande Aracri (1979), di Brescello, dice queste parole nel summit di ‘ndrangheta del 7 giugno 2014 tenuto nella casa dello zio a Cutro, il boss Nicolino, allora in carcere: lui e altri, all’oscuro di essere intercettati, parlano di un nuovo succulento affare per la cosca, cioè l’ingresso nel settore farmaceutico - poi concretizzato - e anche il progetto, ventilato dal 41enne, di truffare la sanità attraverso la vendita all’estero di medicinali oncologici.

Secondo gli inquirenti, questo passaggio testimonia "già a quei tempi l’impegno personale dell’allora assessore regionale della Calabria Domenico Tallini". Il politico, ora presidente del consiglio regionale della Calabria, è stato arrestato e messo ai domiciliari dai carabinieri per concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso con la cosca Grande Aracri.

Un sostegno ipotizzato nell’ambito dell’operazione ‘Farmabusiness’, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri e che si è estesa anche a Reggio, coinvolgendo tre persone.

Il 41enne brescellese Salvatore Grande Aracri è destinatario di una nuova misura cautelare in carcere per associazione mafiosa dopo quella scattata in ‘Grimilde’: sulla creazione del consorzio di farmacie Farma Italia e delle parafarmacie della società Farmaeko (di cui una a Cesena), secondo gli inquirenti controllate dal clan (poi fallite), avrebbe controllato l’intero business e attribuito in modo fittizio i capitali ad altri indagati.

Stessa pesante accusa, il 416 bis, anche per Francesco Salvatore Romano: l’artigiano 32enne è nato a Reggio, dov’è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale, e portato in carcere. Risulta residente a Cutro, ma abitava a Cadelbosco. Per gli investigatori "coordinava la cosca durante la detenzione del suocero Ernesto Grande Aracri".

Il 32enne ha sposato Sara Grande Aracri, figlia di Ernesto, uno dei fratelli del boss Nicolino e marito di Serafina Brugnano, altra indagata. Per l’accusa Romano "riceveva ‘ambasciate’ dal carcere da esponenti apicali e faceva estorsioni".

Non solo: deve rispondere di illegale detenzione, ricettazione e porto in luogo pubblico "di una pluralità di armi clandestine", sequestrate dai carabinieri in passato a Cutro.

In carcere anche Giuseppe Ciampà, 42 anni, pure lui accusato di associazione mafiosa: abitava a Cutro, dove si era trasferito dal 2010 dopo aver vissuto a Brescello. È inquadrato come "partecipe incaricato di accaparrarsi lavori".

Nell’ordinanza di misure restrittive del gip Giulio De Gregorio, ci si sofferma a lungo su Salvatore Grande Aracri. Nel summit 2004 avrebbe prospettato per il consorzio Farma Italia un fatturato lordo "da un centinaio di milioni l’anno".

Pur di coprire lo zio Nicolino (indagato), proponeva: "Non facciamo arrivare un mandato di cattura a lui. Poi se sanno di me, arriva a me".

Prospetta affari internazionali: "Gli antitumorali che costano duemila euro, gli ospedali li comprano a mille. In Inghilterra li vendono a cinquemila. Tu compri a mille e vendi a cinquemila...".

Per le farmacie, Tallini sarebbe stato fondamentale: "L’assessore mi ha aiutato per le licenze ed è sempre importante per eventuali sbocchi. Appena abbiamo l’autorizzazione ci muoviamo a 360 gradi".