
I carabinieri del Ros sono intervenuti insieme ai colleghi di Reggio. Determinante, dopo tanti anni,. la collaborazione di un pentito di mafia
I carabinieri del Ros e dei Comandi provinciali di Messina e Reggio Emilia hanno fatto luce su un omicidio commesso nel 2010 a Barcellona Pozzo di Gotto, cittadina del versante tirrenico della provincia messinese. Quattordici anni dopo sono stati eseguiti due arresti su richiesta della Dda della città dello Stretto: uno a Messina e uno nella provincia di Reggio.
Le accuse sono di omicidio e porto illegale di armi, entrambi i reati aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosi. La vittima si chiamava Petre Ciurar, vent’anni, cittadino romeno di etnia rom, che sarebbe stato ucciso ’come ritorsione’ proprio nei confronti della comunità nomade che era stata ritenuta responsabile di diversi furti nel territorio ‘controllato’ dal clan mafioso San Giovanni, riconducibile proprio ai Barcellonesi. I due arrestati ieri sono ritenuti proprio ’organici’ al clan dei Barcellonesi.
Si tratta di Domenico Bucolo e Santo Genovese, entrambi 35enni: quest’ultimo era residente residente nella nostra provincia. Il quadro gravemente indiziario è stato ricostruito grazie alle indagini svolte dai Carabinieri del ROS-Sezione Anticrimine di Messina e della Sezione di polizia giudiziaria della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, nell’ambito del coordinamento investigativo fra la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto e la Direzione Distrettuale Antimafia di Messina.
Ma fondamentale, per arrivare alla soluzione di un caso rimasto senza colpevoli per 14 anni, è stato il contributo di un collaboratore di giustizia un tempo affiliato alla famiglia mafiosa dei barcellonesi. Ciurar, la vittima, venne ucciso con tre colpi di fucile la sera del 5 dicembre 2010 mentre stava rientrando nella sua baracca – divisa con la compagna e un figlio – nei pressi della stazione ferroviaria di Pozzo di Gotto. Due proiettili lo colpirono alla testa, uno ad un braccio. Era nella cittadina messinese da pochi giorni, vendeva accendini ai semafori.
Ma in tasca i carabinieri gli trovarono mille euro, somma che fu oggetto di accertamenti. Qualche sera prima era stato ’avvertito’: un uomo armato di fucile fece fuoco nei pressi della baracca, poi fuggì su un motorino insieme a un complice.