ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

La criminologa Palmigiano: "Pancaldi non accettava l’ennesimo suo fallimento"

L’analisi sul killer: "Chi fa uso di droga spesso è astuto e ha abilità manipolatorie. Ha coperto il corpo di Daniela con un piumone per abbassare la sua emotività".

L’analisi sul killer: "Chi fa uso di droga spesso è astuto e ha abilità manipolatorie. Ha coperto il corpo di Daniela con un piumone per abbassare la sua emotività".

L’analisi sul killer: "Chi fa uso di droga spesso è astuto e ha abilità manipolatorie. Ha coperto il corpo di Daniela con un piumone per abbassare la sua emotività".

Maria Rosaria Palmigiano, psicologa e consulente tecnico in procedimenti penali, criminologa ed esperta in psichiatria forense applicata ai sex offender: perché donne, come Daniela Luminita Coman, subiscono vessazioni prolungate ma non le denunciano?

"Non è semplice uscire da queste dinamiche. Oggi non ci è dato sapere in quali trappole emotive e psicologiche lei è rimasta bloccata prima di decidere di lasciare il suo assassino e quante siano state le strategie di manipolazione che ha subito. Spesso le donne vittime di certi rapporti pensano di essere loro la causa dei problemi di coppia o hanno pensieri diversi: ad esempio aver fallito, essersi innamorata dell’uomo sbagliato o non aver colto problematiche".

Che cosa scoraggia dal rivolgersi alle forze dell’ordine?

"Spesso parlo con donne che vivono uno stato di sudditanza, ma rinunciano a segnalare dicendo che alla fine devono tornare a casa. Purtroppo percepiamo sfiducia nella denuncia, che è però l’unico strumento possibile".

La sorella, le colleghe e le amiche sapevano dei suoi problemi, ma nessuna ha segnalato.

"Succede. La donna è la regina delle giustificazioni. La vittima immagina che lui possa cambiare; a volte sono le donne in primis ad arginare, a volte c’è la falsa volontà di aiutare o non tutti vogliono poi testimoniare".

Pancaldi aveva precedenti penali e problemi di droga. Sembra che anche in passato le donne lo mantenessero...

"È la ‘sindrome della crocerossina’: nasce dallo spirito di voler salvare l’altro, che però non sempre si lascia aiutare. Se l’altro non è il primo ad aiutare se stesso, il rischio è affondare in due".

Lui vrebbe attribuito alla vittima la colpa della sua separazione da un’ex che lo manteneva.

"La componente della tossicomania ha di certo avuto un ruolo nei reati da lui perpetrati, da cui emerge un profilo di discontrollo con tratti antisociali. Ma credo che il movente sia un altro".

E quale?

"Secondo me lui non ha accettato la fine di questa relazione perché evidenziava il suo ennesimo fallimento nei progetti di vita".

Perché riusciva ad avere donne che lo sostenevano a prescindere dalle sue abitudini?

"Esteticamente non era brutto. Di solito chi fa uso di droga è astuto e ha abilità manipolatorie. Dopo la prima fase di fascinazione, entrano in campo i fattori di personalità e la donna non riesce più a decodificare i comportamenti manipolatori".

Lui ha ricoperto la salma con un piumone.

"Si chiama meccanismo dell’undoing: non voleva essere un depistaggio, ma un modo per separarsi da quanto compiuto".

Come comportarsi di fronte a situazioni simili?

"La prima arma è la prevenzione. Bisogna riconoscere i campanelli d’allarme: chi controlla tende a possederti. La denuncia la può fare la vittima o una persona vicina. Bisogna fidarsi delle forze dell’ordine, il Codice rosso ha accelerato i tempi e se si hanno problemi economici si può avere un avvocato tramite il gratuito patrocinio. Chi viene a contatto con le vittime deve farsene carico: la società è sempre più individualista, ma la violenza è un problema di tutti".

Alessandra Codeluppi