Una ventina di vetrine vuote, quasi sempre sporche e impresentabili, in appena 400 metri di strada. "Il problema dei negozi sfitti non si risolve facilmente, però a un minimo di decoro non si può e non si deve rinunciare", ci scrive un lettore. E come dargli torto: basta passeggiare da piazza del Monte a piazza Gioberti per rendersene conto. Ogni vetrina animata da prodotti in bella vista e clienti incuriositi si alterna ad almeno due angoli di desolazione. "Cartoni e fogli di giornale penzolanti, resti di affissioni illegali: uno schifo indegno nel cuore di Reggio, un pugno nello stomaco ogni volta che ci si passa davanti" continua la lettera, alludendo a esempi di altre città più virtuose dove "sono stati individuati dei pannelli specifici, in qualche caso decorati da artisti locali ben felici di collaborare e, soprattutto, non viene tollerata l’incuria da parte dei proprietari".
Lungo la breve passeggiata che conduce in piazza dell’Obelisco si passa davanti a una delle vetrine segnalate dal lettore, quella della ex sede Unicredit di via Emilia Santo Stefano, dove dei grandi fogli di un marrone tristissimo cercano - senza successo - di celare gli interni vuoti e bianchi. In un caso c’è chi ha portato via tutto, lasciando appena vicino al vetro solo tre sparute piante, probabilmente destinate a soccombere. Non è da meno la grande vetrina del vecchio punto vendita Douglas, i cui tocchi di colore rosso e rosa non donano certo estetica. Anzi, si fanno solo notare di più nel loro essere del tutto fuori luogo.
Quasi arrivati in piazza Gioberti, il negozio Bassetti resta uno dei "superstiti", per usare le parole della titolare, Roberta Ferrari. "I clienti stessi ci dicono: “Mi raccomando, non mollate“ – continua –. Noi però non abbiamo più parole. Solo quest’anno hanno chiuso quattro negozi qui in zona. È l’effetto della Ztl: nessuno lo vuole dire ma è la verità". "Se uno si mettesse a tavolino a guardare i risultati delle azioni compiute, si ferebbe presto a fare i conti – prosegue Ferrari –. Mi chiedo anche i proprietari di queste vetrine che progetto, che visione abbiano del loro patrimonio immobiliare".
"Quello che mi sembra più grave è che si continui a lasciare che i negozi chiudano i battenti, senza tutelarli – considera poi la titolare –. Non c’è più passaggio. Quando una catena pensa di investire in una città storica, mette una persona davanti alla vetrina che sta lì un giorno intero e conta il passaggio. E se pure la grande catena non lo fa, non aspettiamoci che prenda l’iniziativa il piccolo artigiano". "Anche noi abbiamo valutato la possibilità di uscire dal centro – conclude – ma siamo qui da 34 anni e i nostri clienti sono fidelizzati. Ci poniamo innanzitutto il problema di perdere la clientela, spostandoci da un’altra parte. In più a breve io e la mia socia andremo in pensione quindi, onestamente, chi ce lo fa fare di investire?".
Giulia Beneventi