"La Diocesi ci riprende mentre si mantiene ambigua sugli LGBT"

Un gruppo di cattolici ’lefebviani’, seguaci di don Crescimanno, interviene duramente all’indomani della ’scomunica’, annunciata dalla Diocesi per chi segue Lefebvre, scomunicato nel 1988 da papa Giovanni Paolo II. In un lungo documento una ventina di fedeli reggiani e modenesi spiegano di "essere a favore del Missale Romanum (la messa in latino, ndr) che non è mai stato e mai potrà essere abolito da nessuna autorità ecclesiastica" ma dicono anche altro. Il gruppo scrive che "Ci rallegra vedere tanto zelo per l’applicazione delle norme da parte della Curia; Curia che, storicamente e specialmente negli ultimi anni, ha mostrato tuttavia il contrario, bypassando il tema della dottrina cattolica sull‘omosessualità attraverso la sintesi dell’ambiguità". E ancora: "Siamo certi che, ad esempio, il vescovo appena entrato non mancherà di togliere le chiese cattoliche agli scismatici ortodossi o non esiterà a condannare la veglia contro la cosiddetta ’omotransfobia’ svoltasi il 6 giugno proprio a Reggio, a San Bartolomeo. Una vera e propria veglia ideologica a stampo LGBT, avente come titolo "Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà", laddove la "libertà" ben sappiamo come venga intesa in questi contesti".