La fuga dello zio in sella alla bici

Assieme al fratello di Saman ha raggiunto la stazione di Gonzaga

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di Alessandra Codeluppi

Un viaggio da Novellara fino a Imperia, salendo su e giù dalla bici e dai treni. Poi un controllo delle forze dell’ordine - quando ancora non c’erano sospetti - e infine la scomparsa. In mezzo, un comportamento che, riletto ora, getta un’ulteriore ombra di sospetto. I carabinieri reggiani hanno ricostruito tappa per tappa l’ultimo tragitto di Hasnain Danish, lo zio 33enne di Saman Abbas, fratello del padre - ritenuto l’autore materiale del delitto e ora latitante - insieme al fratello della 18enne scomparsa. Andando in ordine, i militari di Novellara fanno una perquisizione domiciliare il 5 maggio a casa di Saman, dopo che lei aveva denunciato in caserma i genitori che non volevano darle i documenti e volevano costringerla al matrimonio combinato. Quel giorno, nell’abitazione di via Colombo, gli uomini dell’Arma non trovano né Saman, né i suoi genitori, cioè il padre 44enne Shabbar Abbas e la madre 48enne Nazia Shaheen, pure loro ricercati per l’omicidio della figlia.

Lo zio Hasnain c’è: riferisce di aver visto la 18enne allontanarsi alle 17 del 30 aprile, mentre il fratello minore di Saman che lei era andata via alle 22. La contraddizione sugli orari insospettisce i militari, che contattano il fidanzato di Saman: il giovane racconta che lei non ha il telefono, usa di nascosto quello della madre e che aveva avuto l’ultimo contatto con la ragazza alle 23.30 del 30 aprile.

Poi emerge che i genitori di Saman sono partiti il primo maggio - poche ore dopo la presunta uccisione della figlia - per il Pakistan, dall’aeroporto della Malpensa, secondo quanto appurato da soli e senza portare il figlio minore. In un primo momento, si è ipotizzato che il 33enne avesse avuto a disposizione un’auto, per spostarsi e magari trasportare il cadavere di Saman. Poi i carabinieri, attraverso un minuzioso lavoro, sono riusciti a ricostruire il viaggio di Hasnain e del nipote 16enne: i due inforcano la bici e dalla casa di Novellara varcano il confine reggiano, pedalando per una decina di chilometri abbondanti fino a Gonzaga. Una volta in provincia di Mantova, vanno nella stazione ferroviaria e salgono sulla linea Gonzaga-Reggiolo, per poi scendere a Modena. Nella città ducale, poi, prendono il treno per Imperia: arrivati nel capoluogo ligure, lo zio e il minore risultano essere stati controllati dalla questura il 10 maggio.

Allora su Hasnain non pendeva ancora il mandato di arresto europeo: il 33enne ha un permesso di soggiorno per lavoro, la sua posizione risulta regolare e dunque resta libero. Gli agenti si soffermano invece sul fratello 16enne, trovato privo di documenti: quando chiedono allo zio perché abbia in custodia il minorenne, Hasnain risponde che era diretto insieme a lui all’estero, per andare a trovare alcuni parenti. La polizia lo invita però a procurarsi i documenti del ragazzino, indispensabili perché possano proseguire insieme il viaggio. Ma dopo quel giorno Hasnain non torna più nella questura di Imperia: il fratello di Saman viene affidato a una comunità per minori, mentre lo zio sparisce.

Da allora di lui, così come di un cugino di Saman, il 33enne Nomanulhaq Nomanulhaq - entrambi immortalati nel video del 29 aprile con pale e un piede di porco sul retro della casa di Novellara, insieme a Ikram Ijaz, altro cugino della 18enne estradato dalla Francia e ora in custodia cautelare in carcere a Reggio - non si sa più nulla.