La Giareda è tornata tra sapori e bancarelle

Inaugurata ieri la storica sagra che durante la pandemia aveva vissuto stop e limitazioni. Ed è la prima per il vescovo Morandi

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di Rosaria Napodano

Ritorno al passato, alla tradizione e alle vecchie abitudini, finalmente. Ieri pomeriggio la festa della Giareda ha riportato i cittadini in strada, lungo via Emilia Santo Stefano, proprio nel cuore del centro storico per riconquistare quelle dolci consuetudini a cui durante il Covid siamo stati costretti a rinunciare. E così, senza tanti sforzi d’immaginazione, si fa presto a riabituarsi alla normalità, al senso di appartenenza che ci lega a un luogo e, soprattutto, al piacere di stare insieme, di condividere la festa. La Giareda ci ha atteso in una bolla con gli stessi colori e profumi che ogni anno, nei nostri ricordi, hanno sancito la fine dell’estate.

E mentre i prodotti della tradizione enogastronomica e i colori sgargianti del mercato attirano i passanti verso le bancarelle, i venditori sono lì ad attenderli, sfoggiando ampi sorrisi, contenti stavolta della straordinaria ripartenza. A commentare lo sforzo esemplare della comunità reggiana che, anche dopo la pandemia, ha saputo riportare in auge una festa tanto amata dalla città, le parole del sindaco Luca Vecchi: "La Giareda ha in sé un significato civile e religioso importante, ma ricorda anche il senso di una comunità che si ritrova e riparte dopo gli anni difficili che tutti abbiamo dovuto affrontare. Nonostante l’emergenza siamo una città che non ha mai smesso di guardare al futuro e proprio da Piazza Gioberti, vicino al Palazzetto, una zona che prima era solo un incrocio stradale e che è stata oggetto di riqualificazione, noi ripartiamo a festeggiare. Senza dimenticare l’emergenza energetica ed economica che ancora ci affligge, e non solo noi, vorrei che la nostra città mandasse un messaggio di pace al resto del mondo, per ricordare che la volontà di democrazia e di creare un dialogo riescono sempre a imporsi sulla violenza. Quindi buona Giareda a tutti".

Al discorso introduttivo di Vecchi seguono le parole del presidente della provincia, Giorgio Zanni che oltre a ricordare la storia di una celebrazione così radicata nella tradizione della città, sottolinea l’aspetto collettivo della festa: "La Giareda non rappresenta solo un momento della storia della città, ma anche la memoria di una celebrazione collettiva di tutta la provincia di Reggio. Infatti oggi e nei prossimi giorni ci saranno diverse associazioni del territorio per esporre i loro prodotti enogastronomici, come vetrina per farsi conoscere. In questa celebrazione si sublima una sfida di rilancio, che vede tutti protagonisti, insieme, come è sempre stato".

A parlare per ultimo, ma certo non per importanza, l’arcivescovo Giacomo Morandi, che si è servito del suo intervento per rafforzare l’idea spirituale ed emozionale legata a questo evento tanto atteso: "Questa è la mia prima Giareda. Ed è proprio in questo momento di festa che si celebra l’operosità e l’ingegno della comunità che è riuscita a creare tutto questo. Ma, anche durante un momento spensieratezza, in cui è bene gioire dei luoghi e dei doni della condivisione come spero farete oggi, il mio pensiero è rivolto a chi non vive la stessa allegria, quindi mi auguro che a questo momento di gioia si possa accompagnare anche un desiderio di solidarietà per i meno fortunati". Uno sguardo a chi soffre insomma, a causa di guerre e crisi economiche.

Dopo i discorsi di rito e il simbolico taglio del nastro, le istituzioni si sono spostate nella basilica della Beata Vergine della Ghiara per apprezzare l’allestimento fiorito di diversi altari che circondano la navata centrale e solo dopo tutti i presenti hanno potuto godersi la vera festa lungo la via, chiacchierando con i venditori e i volontari pronti ad accoglierli.