La guardia di finanza indaga su Silk-Faw

La Procura apre un’inchiesta per reati fiscali sulla joint venture delle supercar elettriche. La società: "Non abbiamo ricevuto alcuna notifica"

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La Procura di Reggio indaga su Silk-Faw. La pm Piera Cristina Giannusa ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, affidando l’inchiesta alla guardia di finanza. Gli accertamenti vertono su ipotesi di reato di natura fiscale nei confronti della joint venture nata dagli americani di Silk e dal colosso dell’automobile cinese Faw, la quale ha annunciato oltre un anno fa di voler approdare nella Motor Valley emiliana. Promesse non mantenute, a partire dal rogito mai perfezionato per il terreno di Gavassa dove sarebbe dovuto sorgere il maxi stabilimento produttivo per realizzare le hypercar elettriche di lusso sportive. Fino ai tremila posti di lavoro diretti (e cinquemila indiretti) assicurati in pompa magna, con tanto di garanzie pubbliche.

A spendersi infatti, in prima persona, sul progetto erano stati in particolare il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il sindaco di Reggio, Luca Vecchi. Tanto che la Regione aveva stanziato 4,5 milioni di euro per incentivare lo sviluppo dell’operazione, mentre il municipio reggiano aveva accelerato le pratiche burocratiche a livello urbanistico (a lavorarci, l’assessore di competenza Alex Pratissoli) per facilitarne l’insediamento. Ma dopo qualche mese sono arrivate le prime ombre. Dal mancato acquisto dell’area continuamente posticipato e mai arrivato a termine, fino al rallentamento complessivo di tutto l’affare. Per arrivare alla dubbia provenienza dei fondi di investimento, come aveva denunciato il MoVimento 5 Stelle (nonostante l’alta governance pentastellata – rappresentata dal sottosegretario degli Esteri, Manlio Di Stefano, il vice del ministro Luigi Di Maio – avesse benedetto l’approdo dei cinesi in Italia, con tanto di regia dell’ex premier Romano Prodi). In particolare sull’obbligazione convertibile da 15 milioni di dollari emessa nei confronti di Ideanomics, il fondo americano finito nella bufera dei depositi nei paradisi fiscali, tramite la Silk Ev Cayman Lp, una delle ’scatole‘ riconducibili alla joint venture Silk-Faw presieduta dall’americano Jonathan Krane. E proprio su questi fondi che starebbero cercando di fare luce le Fiamme Gialle reggiane.

Intanto, l’amministratore delegato di Silk-Faw, Giovanni Lamorte dichiara al Carlino di "non aver ricevuto alcuna notifica in merito alle indagini". Un mese fa, l’assessore regionale allo sviluppo economico Vincenzo Colla aveva lanciato l’ultimatum all’azienda: "Ci dicano se vogliono concretizzare il progetto una volta per tutte e illustrino il piano alla città e alla stampa. Altrimenti per noi la partita è chiusa". Silk-Faw aveva rilanciato col 5 agosto per chiudere l’affare. Per poi rinviare ancora per l’ennesima volta. Nel frattempo, è arrivata la magistratura.