
In tribunale gli studenti dello Scaruffi-Levi-Tricolore e del Convitto Corso per i ’Percorsi di legalità’ promossi dall’Associazione nazionale magistrati.
Gli studenti hanno buttato piatti e vasi d’argilla per terra, frantumandoli. Poi hanno preso i cocci e li hanno riattaccati usando la pistola a caldo. "Così si può ricostruire una situazione che si è rotta, come avviene dopo un reato: riunendo i pezzi da cui nascerà qualcosa che sarà per sempre diverso da prima, ma nuovo. Dire "buttare via la chiave" per un detenuto equivale a "buttare via i cocci": così ha spiegato loro il senso della giustizia riparativa Davide Orlandini, mediatore del centro ’Anfora’ (cooperativa L’Ovile), che promuove la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo tra vittima e colpevole.
È stata solo una delle tante iniziative organizzate ieri mattina in tribunale per ottanta ragazzi delle superiori: due classi dell’istituto Scaruffi-Levi-Tricolore di Reggio (terza I e terza B) e altrettante del Convitto Corso di Correggio (seconda H seconda Q), coinvolte quest’anno nei ’Percorsi di legalità’ promossi dalla sottosezione reggiana dell’Anm (Associazione nazionale magistrati).
I giovani hanno partecipato ad attività preparate per loro da diverse istituzioni, presenti nel piazzale interno con rappresentanti in divisa e stand.
Dopo il saluto iniziale del giudice Silvia Guareschi - referente dell’Anm insieme al pm Stefano Finocchiaro e al giudice Matteo Gambarati - i ragazzi hanno potuto incontrare le forze dell’ordine: carabinieri, carabinieri forestali e Ris dell’Arma; guardia di finanza; polizia di Stato con Scientifica, divisione Anticrimine e polizia stradale; polizia locale; polizia penitenziaria e quest’anno anche vigili del fuoco; in più le unità cinofile delle varie appartenenze hanno dato saggio delle loro abilità.
I ragazzi hanno dialogato con i professionisti delle attività di indagine (forze dell’ordine e magistratura requirente) e anche di quelle dopo il processo, su cui è incentrato il focus dell’evento di quest’anno, ovvero la cura e il recupero dei condannati sia dentro il carcere sia fuori. C’era l’Uepe (Ufficio di esecuzione penale esterna) con la referente Laura Torre, di recente approdato in tribunale con uno sportello: si occupa di messa alla prova e di lavori di pubblica utilità, con enti e associazioni disponibili ad attuare le sanzioni di comunità, che prevedono l’inclusione delle persone soggette a pena nella società.
Attraverso post-it, foglietti con storie particolari e video, il personale ha invitato i giovani a riflettere sulle alternative al carcere. Accanto a loro, gli operatori di ’Anfora’ e di ’Nuovamente’, progetto della Caritas reggiana che opera nella messa alla prova. Presenti la presidente del tribunale Cristina Beretti e il procuratore capo Calogero Gaetano Paci. Hanno contribuito l’Ordine degli avvocati e la Camera penale Bigi, oltre ai Comuni di San Polo e di Albinea (che hanno la convenzione sia per messa alla prova sia per lavori di pubblica autorità).
Di grande impatto l’iniziativa finale, quando le detenute trans-attrici del reparto Orione del carcere della Pulce hanno proposto lo spettacolo ’Cuciture. I sogni non hanno pareti’, una produzione del centro teatrale MaMiMo.
Su un palco, davanti agli studenti e a una folta platea istituzionale, sono andate in scena Bianca e Laryssa - una delle quali uscita ieri per la prima volta dal carcere - accompagnate dall’attrice Jeane Dias, per la regia di Cecilia Di Donato (insegnante di teatro nella casa circondariale) e Lara Sassi. Il testo parte dal dramma di Henrik Ibsen, ’Casa di bambola’, che lascia il posto ai sogni di Bianca e Laryssa: amano il teatro e sperano di continuare anche fuori dal carcere. Sono state omaggiate con applausi e un mazzo di fiori; loro si sono commosse: "Siamo molto emozionate". Il magistrato di sorveglianza Marco Bedini ha spiegato che portare lo spettacolo in tribunale ha comportato un’attività preparatoria di un mese e mezzo.
"La sottosezione dell’Anm intende ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a quest’iniziativa - dichiara giudice Silvia Guareschi - volta a sensibilizzare i giovani sui percorsi di legalità e giustizia rivolti al futuro di ogni persona, nessuno escluso".