"La libertà è l’eredità dei partigiani Oggi impegniamoci a difenderla"

L’intervento della Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, durante la ricorrenza di ieri in piazza Martiri

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di Giulia Beneventi

"Che cosa diremo noi, uomini e donne del ventunesimo secolo, davanti al tribunale della storia?". Una domanda chiara, che profuma di provocazione, quella fatta ieri dalla Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, di fronte alla folla di cittadini arrivati in piazza dei Martiri del 7 Luglio per la festa della Liberazione. "Al tempo di questo cieco e insensato conflitto in terra Ucraina, la guerra e la cultura dell’odio, che non dovevano ripetersi più, ora sono tornate in Europa – ha aggiunto –. Che questo 25 aprile sia dunque un giorno di rinnovato impegno per i valori della resistenza, primo fra tutti il diritto di ogni popolo di poter vivere in pace".

La presenza sul palco di Cartabia ha suggellato una ricorrenza per la Liberazione degna degli anni precedenti la pandemia, ieri mattina in centro. L’intervento della Ministra ha seguito quello del sindaco di Reggio, Luca Vecchi, e del presidente Anpi Reggio, Ermete Fiaccadori. Non sono mancati gli elogi alla nostra città e alla sua storia.

"Oggi ricordiamo il sacrificio di un popolo che, pur stremato da anni di guerra, non si è risparmiato – ha detto Cartabia –. È un onore essere stata invitata qui, pensando al ruolo che Reggio ha avuto e al tributo di vite che ha pagato nella liberazione di tutto il nostro Paese". Libertà: una parola che adesso, dopo gli ultimi anni di emergenza sanitaria e a un paio di mesi dallo scoppio della guerra in Ucraina, assume una "gravitas inedita, un significato più vivido".

"La nostra Carta costituzionale – ha proseguito Cartabia – è la prima e più preziosa eredità lasciataci dalla Resistenza. La Costituzione è nata anche qui: dal sangue e dalla sofferenza dei partigiani che, giovani e meno giovani, si sacrificarono per affrancare l’Italia dal giogo dell’oppressione". La Ministra ha ripercorso, nel suo intervento, tutti i momenti cardine della Resistenza reggiana, partendo dallo sciopero del ’43 alle Officine Reggiane per ricordare poi l’uccisione dei sette fratelli Cervi insieme a Quarto Camurri, così come quella di don Pasquino Borghi e, in un secondo momento, anche la nascita della Repubblica partigiana di Montefiorino.

"“L’Italia ripudia la guerra“ – ha aggiunto, citando l’articolo 11 della Costituzione –. Queste parole sono sgorgate da un vissuto doloroso e hanno una densità che non si estingue ma anzi, si rigenera col passare del tempo e a contatto con le circostanze che cambiano". "Dobbiamo essere grati – ha concluso Cartabia – per l’immensa eredità di valori di democrazia, libertà e solidarietà che ci è stata tramandata. Ma quel patrimonio di valori non è mai consolidato una volta per tutte: è una conquista da portare avanti ogni giorno".