"La situazione è drammatica Con me ci sono dieci famiglie"

Simonazzi, panificatori Cna: "Serve una moratoria su mutui e finanziamenti"

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Con questi rincari molti fornai, dalla città alla provincia, passando per l’Appennino, entro fine anno rischiano di chiudere l’attività. "La situazione è drammatica - denuncia Marco Simonazzi (foto), presidente dei panificatori Reggio Emilia in Cna e coordinatore per la Cna alimentare, nonché proprietario dello storico forno e pasticceria Simonazzi a Castelnovo Monti, che l’anno prossimo compirà 100 anni -. In agosto ho pagato 8.500 euro di luce contro i 3.100 euro dell’agosto 2018. Col gas invece per questo mese sono ancora fortunato perchè ho il contratto bloccato, ma ho intenzione di ripristinare l’impianto a gasolio poiché un litro di questo costa 1,75 euro mentre un mc di gas andrà sui 3,30 euro. Considerando che un litro di gasolio ha più potere calorico di un mc di gas risparmierò la metà".

Ma questi accorgimenti, sottolinea Simonazzi, sono per sopravvivere e non certo per aumentare il reddito. "In luglio ho pagato 7mila euro di bolletta e ho aumentato il pane di 0,10 centesimi, cercando di ammortizzare i costi. A fine agosto ho avuto un ulteriore aumento di mille euro, che non avevo messo in conto. Dovrò recuperarli aumentando di nuovo i prezzi, ma ormai la marginalità ce la siamo giocata quasi tutta".

Il verbo resistere diventa l’unico adatto a descrivere una situazione che sta degenerando: "Potremmo chiudere, è vero, ma poi i dipendenti chi li stipendia? Ho 10 famiglie sotto la mia attività. E i miei macchinari chi me li paga?" Questo scenario per Simonazzi potrebbe essere risolto com’è stata affrontata la crisi economica durante la pandemia: "Abbiamo avviato un dialogo con la Regione per capire come procedere. Servirebbe una moratoria su mutui e finanziamenti, ma anche rivedere il caro energia".

Nella crisi c’è chi, avendo firmato l’anno precedente un contratto per luce a gas a prezzo fisso, riesce a lavorare ancora bene. "Fino a gennaio 2023 - dice Antonio Piazza, proprietario con il fratello del ‘Forno della Veggia’ a Villalunga - le bollette hanno valori bloccati, per cui abbiamo ritenuto giusto mantenere i prezzi del pane e dei nostri prodotti quelli di sempre. Ma siamo consapevoli che potremmo essere costretti a fare dei sacrifici e magari ritoccare le etichette".

Il timore della chiusura è anche sulla bocca di chi il pane lo rivende: "Se il fornaio aumenta i prezzi, questi aumentano anche per la nostra rivendita - racconta Maria, proprietaria della ‘Piccola Panetteria’ a Casalgrande -. La pagnotta di pane che prima vendevo a 5 euro al chilo ora è passata a 6,50 euro. Ho iniziato ad acquistare meno quantità di pane perché, se alla sera avanza, ci rimetto".

y.r.