La spada di Damocle dei risarcimenti Una trentina le parti civili ammesse

Ricominciato, sei mesi dopo, il processo con rito ordinario. Difese divise sulle riprese . video durante le udienze

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di Alessandra Codeluppi

È ripreso, sei mesi dopo la prima udienza, il processo con rito ordinario scaturito dall’operazione ‘Angeli e demoni’. Diciassette imputati devono rispondere delle contestazioni sui bambini che sarebbero stati strappati alle famiglie con modalità illecite. Il cosiddetto ‘sistema Bibbiano’ - su cui hanno indagato i carabinieri coordinati dal pm Valentina Salvi - vedeva i bambini sottoposti a percorsi condotti dagli psicologi del centro ‘Hansel e Gretel’ di Torino, guidato da Claudio Foti - condannato in abbreviato a 4 anni e in attesa dell’Appello -, con annesso un ritorno economico ritenuto sproporzionato.

Dopo il trasferimento dei giudici Simone Medioli Devoto e Chiara Alberti, ieri il processo è proseguito davanti a una Corte rinnovata e tutta al femminile: la nuova presidente è Sarah Iusto, a latere Michela Caputo (già membro del collegio) e Francesca Piergallini, giudice insediata da pochi giorni a Reggio.

La giornata è stata dedicata alle costituzioni delle parti, tra verifiche tecniche e schermaglie. Si sono costituiti i responsabili civili a favore delle parti civili che li hanno chiamati: le realtà che, in caso di condanna, saranno chiamate a risarcire i danni sono l’Unione Val d’Enza (avvocato Alessio Fornaciari) in relazione a tredici parti civili, l’Ausl reggiana (avvocato Alessandro Sivelli), e l’Asp Sartori (avvocato Gianni Zambelli) per una decina di posizioni ciascuna.

Unione e Ausl figurano in duplice veste, anche come parti civili.

I soggetti che chiedono i danni sono in tutto trentina, tra bambini, i familiari ed enti pubblici. Due realtà, la cui costituzione di parte civile era stata esclusa durante la prima udienza, hanno ripresentato ieri la domanda, bocciata dai giudici per tardività: si tratta del consiglio dell’Ordine assistenti sociali dell’Emilia-Romagna e dell’associazione Gens Nova.

In apertura si è palesata una divergenza di visioni tra i difensori dei due imputati principali sulle riprese video in tempo reale durante le udienze. Per l’avvocato Nicola Canestrini, difensore dell’assistente sociale Francesco Monopoli, "è importante dare pubblicità al processo, ma senza spettacolarizzazioni"; da qui la sua richiesta di stop alle riprese in tempo reale. Di avviso opposto l’avvocato Franco Mazza, che assiste Federica Anghinolfi. "Altre difese hanno detto no perché sarebbe stata una prosecuzione della gogna mediatica, che secondo me, però, si è già concretizzata. Sarebbe stato interessante riprendere tutto per portare alla luce non solo la versione del pm, l’unica emersa finora, ma tutta la verità". Il tribunale ha riconosciuto l’interesse del processo per il diritto di cronaca e ha deciso che, per evitare che i testimoni siano influenzati sentendo in anticipo quanto emerge, le riprese possano avvenire solo prima e dopo l’apertura del dibattimento.