Un rogo sospetto a Rubiera che aggiunge benzina sul fuoco della spy-story che sta travolgendo Kerakoll, il colosso di Sassuolo che produce malte e collanti per l’edilizia. L’inchiesta sulla multinazionale modenese, condotta dalla procura di Torino, si allarga dunque anche sulla sponda reggiana del Secchia. E non solo perché – come già noto ed emerso nei giorni scorsi – l’ex amministratore delegato dell’azienda Andrea Remotti (indagato insieme ad altre 27 persone) avrebbe cercato informazioni su Carmelo Salerno, attuale presidente della Reggiana (ma numero uno del Modena all’epoca dei fatti contestati), tramite accessi abusivi sulle banche date di polizia grazie a Riccardo Ravera, oggi titolare di un’agenzia investigativa nonché ex storica colonna dei Ros dei carabinieri (faceva parte della squadra del capitano Ultimo, quella che catturò Totò Riina). Ma anche per un incendio che risale al 25 giugno 2021 allo stabilimento Kerakoll di Rubiera, che partì da una catasta di pallet in un cortile interno che bruciò parte dei magazzini. A parlarne è lo stesso Remotti come emerge dal verbale di interrogatorio reso davanti al pm torinese Gianfranco Colace: "La descrizione che ho ricevuto dal responsabile del servizio di protezione e prevenzione sull’incendio dello stabilimento di Rubiera, quanto all’innesco, delle possibili anomalie. Così come un altro rogo nello stabilimento di Sassuolo. Preciso che in 60 anni di storia dell’azienda, sono stati gli unici episodi significativi...", ha detto lasciando intendere che dietro potrebbe esserci la faida finita sotto inchiesta nell’azienda fondata da Romano Sghedoni, affiancato nel corso degli anni dai figli Fabio, Emilia e Gian Luca. Un clima infuocato che inizia quando Gian Luca diventa amministratore delegato. Un giovane rampante dalle intuizioni geniali: si inventa una sede modello astronave chiamata GreenLab per ricerca e sviluppo. Obiettivo: creare prodotti innovativi ed ecocompatibili. Si muove bene e fa parlare di sè. Iniziano i dissidi coi fratelli, una lite che finisce con la sua uscita. Già da allora era presente in azienda Andrea Remotti (il quale nell’interrogatorio ha anche confidato: "Prima di andarsene, Gian Luca mi disse: ‘Se non posso ottenere ciò che voglio, allora lo distruggo...‘"). E ad allora risalgono le prime intercettazioni che Fabio ed Emilia, insieme a Remotti, secondo l’accusa avrebbero commissionato per spiare Gian Luca.
dan. p.