
Un defibrillatore: la presenza capillare. ha permesso di salvare. vite (foto di repertorio)
E’ stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione per truffa. L’uomo, un 71enne, riusciva a ottenere denaro promettendo l’installazione di defibrillatori fantasma.
Il processo si è svolto in tribunale a Cremona, ma gli episodi in questione riguardavano anche altre province, tra cui quella reggiana, con imprenditori contattati e truffati anche in val d’Enza, a Montecchio, oltre che a Guastalla e Novellara.
L’uomo, difeso dall’avvocato Andrea Giubertoni, secondo l’accusa aveva contattato una quarantina di imprese, presentandosi come promoter di un progetto che, asseriva, era stato "patrocinato dai Comuni".
Sempre secondo la pubblica accusa, l’uomo mostrava una mappa con i presunti punti in cui sarebbero stati installati i defibrillatori, promettendo che parte dei contributi ottenuti dalle aziende (tra i 700 e i mille euro più Iva) sarebbe servita proprio all’acquisto dei dispositivi salvavita.
Ma i cartelloni pubblicitari e i defibrillatori non sono mai comparsi.
Agli imprenditori che avevano stipulato il contratto pubblicitario per figurare come sponsor dell’iniziativa benefica arrivò solo, in alcuni casi, la cartina stampata ma mai affissa nei paesi.
Alcune aziende avevano escluso il tacito rinnovo, barrando l’apposita clausola.
Eppure, dopo un anno, iniziarono a ricevere mail insistenti che chiedevano invece dei nuovi pagamenti.
Alcuni imprenditori pagarono di nuovo, mentre altri, sospettando un possibile inganno, denunciarono gli episodi ai carabinieri.
L’accusa ha evidenziato come l’uomo abbia perfino strumentalizzato un evento drammatico, "sfruttando" addirittura la morte di un bambino per una crisi cardiaca, facendo leva sull’impressione che quel lutto aveva provocato tra la gente.
Proprio su questo aspetto ha insistito la pubblica accusa, come "aggravante", chiedendo la condanna a due anni di reclusione e mille euro di multa. La strategia era stata definita "marketing della truffa", a partire dalla scelta di adottare un cuore come simbolo della campagna benefica.
Nel pronunciare la sentenza, a Cremona, il giudice ha condannato l’imputato, escludendo però la multa in risarcimento di due imprenditori che si erano costituiti parti civili. Le querele e le costituzioni di parte erano state "tardive", essendo state presentate a più di un anno dai fatti contestati.