STEFANO CHIOSSI
Cronaca

La Veggia è austriaca Acquisto da 21,5 milioni Ma per fornitori e fisco ci sono solo le briciole

I problemi di versamento all’Agenzia delle Entrate della famiglia Giacopini sono iniziati fin dalla nascita dello scatolificio nel lontano 2015. Salvi gli stipendi dei 150 dipendenti: esultano la politica e il sindacato.

La Veggia è austriaca  Acquisto da 21,5 milioni  Ma per fornitori e fisco  ci sono solo le briciole

La Veggia è austriaca Acquisto da 21,5 milioni Ma per fornitori e fisco ci sono solo le briciole

di Stefano Chiossi

Un piano da 43 milioni di euro per salvare lo scatolificio La Veggia e i suoi 150 dipendenti. È stato firmato ieri davanti al notaio il passaggio dell’azienda con sede a Roteglia agli austriaci di Prinzhorn Holding (attraverso aumento di capitale sociale), produttore e fornitore di carta con un fatturato da 2,3 miliardi di euro, 10mila dipendenti e ben 70 società. Lo scatolificio era in concordato preventivo dal 2022 con un ‘buco’ di 54 milioni di euro suddiviso considerando i creditori privilegiati (35 milioni) tra cui dipendenti (2,8 milioni) e soprattutto enti previdenziali e fisco (30 milioni complessivi), con altri 15 abbondanti per i chirografari dove la fetta principale era rappresentata dai fornitori (10,6 milioni).

L’azienda – si legge nella relazione del commissario giudiziale Silvio Facco poi sottoposta al giudice Niccolò Stanzani Maserati - era stata costituita nel 2015 con oggetto sociale "la produzione, lavorazione, trasformazione, vendita e commercio di imballaggi in cartone ondulato" e fino al novembre 2019 ha avuto come amministratore unico Mauro Giacopini poi supportato da Luciano e Gian Paolo Giacopini. Ma i problemi, soprattutto per i mancati versamenti all’erario e istituti previdenziali, "erano presenti fin dall’inizio dell’attività", tanto che lo specifico debito dai 4,7 milioni del 2016 esplode fino ai 28 del 2021, pari al 70% del fatturato. Il successivo concordato ha permesso così l’arrivo di Prinzhorn: il piano degli austriaci è stato votato positivamente nell’adunanza dei creditori di maggio, per poi ricevere l’omologa a luglio. Rimaneva solo il rischio di un possibile ricorso (poi scongiurato) dell’Agenzia delle entrate, considerando che dei 17 milioni di credito, solo il 10% rientrerà nelle casse.

Non va meglio ai chirografari (tra cui i fornitori), visto che verrà coperto solo 1 dei 15 milioni. Per i dipendenti invece, la somma (2,8 milioni su circa 190 soggetti) dovrà essere restituita interamente entro 180 giorni dall’omologa; in ogni caso, per il commissario Facco, "il piano prevede una soddisfazione superiore rispetto all’ipotesi liquidatoria".

"Siamo soddisfatti per la conclusione dell’operazione e per la comprensione della stessa da parte delle istituzioni e dei creditori" ha dichiarato l’avvocato Mauro Battistelli, che assieme allo studio Bagni Fiorcari Huller ha assistito lo Scatolificio. Parere condiviso anche da Giorgio Zanni, sindaco di Castellarano, in cui gli austriaci entreranno avendo acquistato per 21,5 milioni l’attuale stabilimento: "La politica talvolta ha l’obbligo di lavorare in silenzio, lontano dai riflettori: ringrazio i sindacati, l’azienda e i lavoratori che hanno passato mesi di grande incertezza e che ora possono costruire un futuro di nuove certezze", mentre Natale Scebba, segretario Slc Cgil, ha chiosato: "Ora tocca alla nuova società mantenere gli impegni presi e dare corso al piano industriale di rilancio delle attività".