
L’avvocato Pina Di Credico: “Auspico altre decisioni come questa”
Reggio Emilia, 11 febbraio 2025 – Fare l’amore in carcere con il proprio partner stabilmente legato è un diritto, a determinate condizioni, e dev’essere garantito con la dovuta privacy, lontano dagli occhi onnipresenti dei sorveglianti. Se c’è qualcosa che non si può reprimere, e vola alto al di fuori delle sbarre, sono i sentimenti e ora anche il sesso, pure per chi ha commesso dei reati e sta scontando la pena. Anzi, poterlo vivere fa parte del cammino del detenuto verso una nuova vita.
La decisione della Corte Costituzionale
Facendo valere questo principio, affrontato dalla Corte Costituzionale con la sentenza del 26 gennaio 2024, che riguarda coniugi, conviventi e unioni civili, un 44enne di origine campana chiuso nel carcere di Parma ha ottenuto dal magistrato di sorveglianza competente di Reggio Emilia, Elena Bianchi, di avere un "colloquio visivo intimo" con la moglie. Il magistrato ha infatti accolto il reclamo presentato dall’avvocato Pina Di Credico "contro la negazione del diritto all’affettività" che avrebbe esercitato il carcere di Parma. Il 44enne ha un curriculum penale di spessore: è una persona vicina al clan dei Casalesi, in particolare al boss Francesco Schiavone detto ‘Sandokan’. Deve scontare un cumulo di pene iniziato dal 2011 e che terminerà nel novembre 2026: tra i reati spicca l’estorsione aggravata dal metodo mafioso, a causa dei quali si trova in Alta sicurezza.
Richiesta di spazio per incontri intimi
L’uomo ha chiesto di poter avere incontri sessuali con la consorte. E ha ottenuto dal magistrato di sorveglianza "spazi allo scopo che saranno individuati dalla casa di reclusione", dentro l’istituto di Parma, secondo le modalità individuate dalla Corte Costituzionale. Il provvedimento, datato 7 febbraio, prescrive che entro 60 giorni la struttura di via Burla debba allestire la ‘camera dell’amore’: dovrà avere "garanzie minime di riservatezza, senza il controllo a vista della polizia penitenziaria", e qui la coppia potrà lasciarsi andare a effusioni. Il detenuto aveva avanzato la domanda il 4 marzo 2024: il mese dopo la struttura penitenziaria rispose di no, dicendo di essere in attesa di determinazioni dagli uffici superiori sulle modalità per concretizzare i colloqui intimi, e poi, nel maggio 2024, di non avere in quel momento gli spazi. Si precisava anche che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria aveva costituito un gruppo di lavoro che aveva chiesto alla direzione di dare notizie. Il detenuto ha addotto un pregiudizio al proprio diritto di non subire una pena contraria al senso di umanità, secondo lo spirito dell’articolo 27 della Costituzione, e ha chiesto di poter mantenere un legame, "innanzitutto fisico", con la moglie, che già vede in presenza durante regolari colloqui visivi. Sono state promosse verifiche su circostanze che potessero negare al 44enne l’accoglimento della domanda. Il carcere di Parma ha risposto con un’ulteriore nota datata 10 gennaio: in otto mesi non sarebbe cambiato nulla, in quanto è rimasto in attesa di decisioni. Acquisendo ulteriori documenti, è emerso che lui "tiene una condotta regolare", tale per cui sembra escluso il rischio che possa sfruttare l’incontro intimo per fini illeciti. Risulterebbe poi "consapevole del disvalore delle proprie condotte, si mantiene lavorando e fa versamenti periodici sul fondo per le vittime di reati mafiosi".
Conclusioni e aspettative future
Da qui, con parere favorevole del pm, il magistrato di sorveglianza ha accolto la richiesta. "Auspico che questa sia la prima di una lunga serie di pronunce - dichiara l’avvocato Di Credico - perché si permetta ai detenuti, anche in Alta sicurezza, di scontare la pena senza perdere la dignità e senza recidere i legami con i compagni di vita".