L’area dei lambruschi registra un più 16,5% di produzione. Reggio Emilia e Modena salgono a 2.829.000 quintali di uve, questi i numeri della vendemmia 2024. Dopo il sensibile calo dello scorso anno (un meno 10,3% che portò la produzione a 2.428.000 quintali), si vede ora un rialzo della produzione di uve trasformata dalle cantine sociali reggiane e modenesi, che detengono una quota di mercato del 94%. Il bilancio – oggetto di uno specifico confronto promosso da Confcooperative Terre d’Emilia – parla, infatti, di 2.829.000 quintali di uve raccolte, con un incremento del 16,5% rispetto al 2023 ed una quantità superiore del 5,1% rispetto alla media degli ultimi dieci anni: solo nel 2016 e nel 2018 si erano registrate produzioni più elevate. L’aumento della produzione ha riguardato sia i Lambruschi che l’Ancellotta; per i primi, infatti, il raccolto è risultato superiore al 2023 per 177.000 quintali (complessivamente 1.577.000 quintali contro 1.400.000, con un +12,6%), mentre per l’Ancellotta la crescita è stata del 20,9%, con la produzione attestata a 1.037.000 quintali. In crescita anche le uve bianche, con una produzione pari a 213.000 quintali. All’incremento della quantità si è associata anche una buona qualità delle uve, con un grado zuccherino medio pari a 16,63. "Livelli produttivi e qualità – sottolinea Confcooperative Terre d’Emilia – sono risultati più che soddisfacenti, ma ora sono attesi quei riscontri di mercato che negli ultimi anni sono stati del tutto inadeguati rispetto al lavoro e agli investimenti di viticoltori, con quotazioni medie che in diversi casi non hanno consentito di coprire i costi di produzione. È auspicabile che il mercato ritrovi l’equilibrio che in questi ultimi anni è mancato sul versante dei redditi. Un segnale che induce a un cauto ottimismo è la modesta quantità di giacenze di vino nelle cantine a chiusura della campagna 2023-24 come non accadeva da almeno 10 anni". All’auspicio, Confcooperative associa anche la richiesta di interventi pubblici di sostegno al settore e sottolinea "l’impegno delle cantine sociali verso una revisione degli attuali assetti del comparto vitivinicolo, guardando alle tipologie di varietà degli impianti viticoli, all’organizzazione e alle strategie commerciali delle aziende di trasformazione".
Prosegue intanto un evidente cambio strutturale dei vigneti. "In presenza di una modesta crescita delle superfici a vigneto nelle province di Reggio e Modena (700 ettari in più su oltre 17.000 dal 2021 ad oggi), le superfici con vitigni di Lambrusco si sono leggermente ridotte (9.500 a 9.400 ettari), mentre sono aumentate del 15,7% quelle dell’Ancellotta (da 4.500 ad oltre 5.200 in tre anni) e del 7,6% quelle della Spergola nel reggiano e del Pignoletto a Moden. Riassetti che appaiono ancora più evidenti se si considera la produzione di uve dal 2018 ad oggi, che ha visto passare dal 65 al 56% l’incidenza dei Lambruschi e dal 28 al 37% quella dell’Ancellotta, con la quota delle uve bianche ferma all’8%". Un’evoluzione "che non è bastata ad assicurare una lineare crescita dei redditi, la cui ripresa richiede, oggi, sia misure congiunturali di sostegno che azioni più strutturali in grado di ridare equilibrio e slancio a un settore fondamentale per la nostra economia e fonte di lavoro per migliaia di imprese agricole".