REDAZIONE REGGIO EMILIA

L’Appello ribalta tutto Aemilia-bis, 5 condanne

La più pesante (4 anni) inflitta al prestanome della cosca Mario Mazzotti

Il verdetto assolutorio di primo grado è stato ribaltato in Appello, dove i cinque imputati sono stati tutti condannati. Parliamo del processo ‘Aemilia bis’, costola derivata dal maxiprocesso di ‘ndrangheta celebrato a Reggio: al centro, accuse di intestazione fittizia di quote societarie, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Nel novembre 2020 la Corte di primo grado, presieduta dal giudice Giovanni Ghini (a latere Chiara Alberti e Luca Ramponi) aveva assolto tutti quanti "per non aver commesso il fatto". Il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Beatrice Ronchi aveva invece chiesto la condanna, ritenendoli responsabili di "una strategia basata su intestazioni fittizie attuata da Giuseppe Giglio", poi diventato collaboratore di giustizia, "e da altri sodali": secondo il pm, "si voleva eludere la legge in materia di prevenzione e fare riciclaggio o reimpiego, attraverso i familiari del pentito".

Il verdetto è stato impugnato dalla Dda: ieri la prima sezione penale della Corte d’Appello ha accolto la richiesta di condanna avanzata dalla stessa pm Ronchi, applicata al processo di secondo grado e che ieri ha tenuto la requisitoria. La pena più pesante, 4 anni, è stata comminata per il 74enne Mario Mazzotti, residente a Reggio, ritenuto un prestanome di fiducia. Poi 3 anni e 10 mesi per il 51enne Donato Agostino Clausi, già condannato in via definitiva in ‘Aemilia’ come contabile della cosca Grande Aracri e in passato commercialista di fiducia di Giuseppe Giglio: lui che ha già scontato la pena per il maxi processo ed è tornato in libertà, ieri era presente in aula. Poi 3 anni e 2 mesi sia per il 76enne Francesco Giglio sia per il 44enne Antonio Giglio (ieri collegato dal carcere) rispettivamente padre e fratello del pentito; per la madre 75enne Gaetana Crugliano 2 anni e 9 mesi. Per tutti, tranne Crugliano, è stata disposta l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

Gli imputati dovranno anche risarcire i danni alle parti civili, da stabilire in separato giudizio: la Regione e la Provincia di Reggio, assistite dall’avvocato Salvatore Tesoriero, e l’associazione Libera, tutelata dall’avvocato Vincenza Rando. La Corte ha anche disposto la confisca di alcune società: Agro-turist Giglio snc, La Giglio società agricola, Tmc srl, Cts srl e Service srl, compreso i patrimoni aziendali. Mazzotti è assistito dall’avvocato Franco Beretti, gli altri dall’avvocato Fausto Bruzzese: "Valuteremo il ricorso in Cassazione – dichiara Bruzzese – dato che ritenevamo incensurabile l’assoluzione di primo grado". Il verdetto di primo grado di ‘Aemilia bis’, così come la sentenza di ‘Edilpiovra’, erano stati alla base della richiesta del pm Ronchi di ricusare il giudice Ghini che presiedeva il collegio del processo ‘Grimilde’ con rito ordinario, imperniato sulle condotte mafiose attribuite alla famiglia Grande Aracri residente a Brescello e ai complici: una domanda che fu accolta dalla Corte d’Appello, che ravvisò a carico di Ghini "un’anticipazione del giudizio fatta in un diverso procedimento, tale da pregiudicare l’imparzialità", ponendo alla base il suo giudizio in ‘Edilpiovra’.

Alessandra Codeluppi