L’Arci prende le distanze da Vicini: i vertici del Tunnel potrebbero essere cambiati

Il Comitato provinciale dell’Associazione vuole "approfondire la vicenda". Sulla pagina Instagram del presidente del circolo post di dubbio gusto

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"Ci dissociamo dai contenuti espressi dallo spettacolo del gruppo ‘P38’ ospitato al circolo Tunnel lo scorso 1° maggio". Il comitato provinciale Arci di Reggio interviene, sconfessando di fatto la difesa verso la band da parte del presidente del circolo, Marco Vicini (nella foto). Quest’ultimo aveva relegato l’esibizione ad una mera "provocazione artistica in un mondo musicale pieno di esempi di natura dissacrante come i testi dei Cccp". Ma il direttivo reggiano dei circoli non ci sta: "La stagione degli Anni di Piombo e dei suoi protagonisti rappresenta una delle pagine più buie della storia del nostro Paese e la sua condanna, di qualunque colore sia, non prevede se e ma. L’Associazione Arci non ha niente a che vedere con la lotta armata, anzi è da sempre profondamente e intimamente non violenta". Infine chiudono lasciando presagire provvedimenti: "Incontreremo i dirigenti del circolo Tunnel per approfondire i contorni di questa vicenda". Vicini rischia di essere silurato o potrebbe essere invitato a dimettersi per ‘salvare la faccia’ dopo aver invitato la band. Vicini, figlio dell’ex segretario cittadino del Pd Mauro, è sempre stato un po’ sopra le righe. Anni fa venne querelato dall’ex ministro Graziano Delrio per averlo accusato sui social di essere tra i responsabili del crollo del ponte Morandi a Genova. E sulla sua pagina Instagram, anche di recente, i contenuti sono borderline come un’immagine capovolta – a testa in giù – del premier Mario Draghi fino alla scritta "Draghi in Siberia". Insomma, post che non si addicono certo a chi ricopre un ruolo di vertice in un’associazione.

dan. p.