Certamente il cardinale reggiano Raffaele Scapinelli, di cui ieri ricorreva il novantesimo della morte (avvenuta in clinica a Forte dei Marmi nel 1933), è stato uomo di pace e ha cercato in tutti i modi di assolvere questa missione affidatagli dal Papa nonostante prove e umiliazioni.
Infatti lui, nunzio apostolico a Vienna e decano del Corpo diplomatico, latore di un messaggio di Papa Pio X per scongiurare nel 1914 la guerra – quella che poi il successore Benedetto XV definì "l’inutile strage" - per una giornata intera fu fatto attendere nell’anticamera dell’imperatore Francesco Giuseppe e non fu ricevuto. Due anni dopo, per disposizione di papa Benedetto XV amministrò l’estrema unzione all’imperatore asburgico morente.
La figura dell’illustre porporato – diplomatico e sacerdote impegnato a sostenere la presenza dei cattolici nella società civile - è stata delineato dall’arcivescovo Morandi nell’omelia della Messa presieduta la mattina di sabato nella cripta della Cattedrale nell’anniversario della morte. Hanno concelebrato mons. Carlo Pasotti e don Vasco Riosselli; all’latre i diaconi Entico Grassi e Vittorio Magnanini.
Brillante intelligenza, capacità di studio, servizio integrale al Vangelo e alla Chiesa hanno contraddistinto il cardinale Scapinelli di Leguigno, fondatore del settimanale “Il Reggianello”, nei tempi faticosi della questione romana; periodico che può essere definito antesignano de “La Libertà”.
Sosteneva l’impegno coraggioso e senza arroganza o complessi di inferiorità dei cattolici nella società perché fossero parte attiva e propositiva della comunità.
Al porporato non mancarono difficoltà, fatiche, incomprensioni e soprattutto sofferenze nella lunga malattia, ma mai venne meno al suo ministero, soprattutto per la difesa della pace, come per tutto il secolo ventesimo e anche ora la Chiesa con i suoi massimi esponenti cerca di perseguire.