"L’arresto del padre non c’entra"

Paci: "Il corpo non è stato estratto. Bisogna aspettare una perizia"

Migration

di Benedetta Salsi

"Non c’è collegamento con l’arresto del padre in Pakistan. Nessuno degli altri tre imputati ha ’cantato’ all’interno del carcere di Reggio". Questo hanno ribadito a più riprese gli inquirenti, nelle frenetiche ore degli accertamenti di ieri; nonostante l’incredibile coincidenza temporale (erano trascorsi soltanto quattro giorni dall’arresto di Shabbar Abbas nel Punjab), nonostante la martellante escalation di colpi di scena riguardanti un caso rimasto quasi dormiente per un anno e mezzo.

"L’area di interesse è stata sottoposta a ulteriori verifiche fino a quando sono emersi soprattutto ieri, in occasione di uno scavo effettuato su un punto preciso, dei resti che potrebbero essere umani", ha confermato il procuratore di Reggio, Gaetano Paci. Un terreno che era già stato battuto dalle ricerche – conferma – "ma in punti diversi e con modalità diverse". I resti sono stati scoperti con "un’osservazione a vista". Nessun altro oggetto – scarpe o vestiti – "è stato al momento ritrovato".

"Tuttavia ci troviamo in una fase dove è già stata esercitata l’azione penale, siamo di fronte a una Corte d’Assise, quindi affinché questi resti vengano recuperati e poi sottoposti ad analisi occorrono delle forme particolari che già lunedì verranno attivate attraverso la richiesta di incidente probatorio – ha spiegato il magistrato –. Nei prossimi giorni ci aspetta un lavoro particolarmente complesso, lungo e difficile perché le profondità e il luogo dove questi resti si trovano sono piuttosto problematici, anche da un punto di vista strutturale: ci troviamo in un’area dove c’è un edificio in condizioni pericolanti, quindi occorrerà procedere con estrema cautela, anche con la perizia che la corte d’Assise dovrà disporre in seguito a questa richiesta".

Nessun collegamento, ribadisce a più riprese a chi insiste, con l’arresto avvenuto martedì e la successiva traduzione nel carcere di Islamabad del padre di Saman; nessun tentativo di collaborazione degli altri tre accusati detenuti nel carcere di Reggio (lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq). Tutti e cinque (assieme alla madre di Saman Nazia, ancora latitante) sono stati già rinviati a giudizio, con prima udienza del processo fissata per il 10 febbraio.

Ma ad aver portato a questa svolta "sono le attività di verifica e ricerca che non sono mai venute meno, nonostante l’anno e mezzo trascorso", prosegue Paci. Spoglie che "non sappiamo se siano in un sacco o in un panno, perché ancora interrati. Prima che i resti vengano rimossi servirà una perizia, da svolgere nel pieno contraddittorio delle parti (anche gli imputati potranno nominare un proprio consulente di parte, essendo un atto irripetibile, ndr), i tempi non si possono preventivare. Ma riusciremo a salvaguardare l’integrità di quelli che tecnicamente chiamiamo reperti", conclude il procuratore.