REDAZIONE REGGIO EMILIA

Laurea da rifare, il pasticcio. “C’è chi non dorme la notte”

Circa 400 studenti di Scienze dell’educazione sono costretti a tornare a studiare: una norma ha cambiato i requisiti per lavorare. Sara: “Ci sentiamo ingannati”

Il pasticcio delle lauree da rifare

Il pasticcio delle lauree da rifare

Reggio Emilia, 30 giugno 2025 – Sulle chat degli ex studenti universitari di Scienze dell’Educazione di Unimore – oggi quasi tutti al lavoro nei nidi – l’umore prevalente è un mix di incredulità e rabbia. C’è tanta voglia di protestare. Capita davvero, come nei peggiori incubi, che per circa 400 laureati il titolo del studio non valga più; o meglio, non abiliti al ruolo di educatori che molti già ricoprono, quotidianamente e con fatica, nei nidi. La colpa non va ascritta certo agli studenti, che hanno completato il piano di studi e discusso la tesi. All’origine dell’inghippo – che riguarda gli ex iscritti negli anni accademici 2017/18 e 2018/19 – c’è un problema di natura burocratica, come scrive la Gazzetta di Reggio.

UNIMORE
La sede di Scienze dell’Educazione, nell’ex seminario vescovile

Nel 2017 infatti è stato emanato un decreto legislativo, il numero 65, che ha stabilito alcune novità importanti: per lavorare nei servizi per l’infanzia non è più sufficiente la laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Occorre un curriculum specifico. Ergo: le Università, anche per tutelare i propri iscritti, erano tenute a modificare il piano di studi e attivare subito nuovi corsi: questione non dappoco, che richiede altro tempo. Chi lavora lo fa senza titolo. Ed è necessario ridare, a seconda dei casi, qualche esame, e comunque rifare la tesi e ripagare le tasse universitarie.

“Io mi sono laureata nel 2022”, racconta una degli ex studenti coinvolti, oggi al lavoro come educatrice. “Una collega mi ha mandato lo screenshot. Subito pensavo a uno scherzo. Mi sono informata: dovrei dare tre esami, un laboratorio e la tesi”. La situazione è surreale, e c’è poca voglia di rassegnarsi. “L’Università di Modena e Reggio, a mio parere, avrebbe avuto tempo e modo per tutelarci, come ha fatto l’Università di Bologna”.

Un altro ex studente dopo la triennale si è laureato in pedagogia: “Io dovrei sostenerei 5 esami in più, di cui tre in laboratorio, più la tesi. Tra l’altro un esame che mi viene richiesto l’ho già sostenuto alla magistrale e ho chiesto informazioni. Mi è stato risposto che non si sa”. La studentessa Sara Magnanini: “Oltre al danno professionale, stiamo vivendo un vero e proprio incubo psicologico ed emotivo. C’è chi soffre di ansia, chi non dorme la notte – spiega la studentessa –, chi ha interrotto esperienze lavorative con la speranza di un futuro che ora ci viene brutalmente negato. Sentiamo di essere stati ingannati e abbandonati da un sistema universitario che non ha svolto il suo dovere minimo”. Gli studenti pare stiano muovendosi per un’azione collettiva a livello nazionale.