"Lavoriamo da anni per salvare le api reggiane"

Gabriele Marzi, veterinario e apicoltore: "Le proteggiamo per evitare che vengano soppiantate da altri insetti: sarebbe una grave perdita"

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di Rosaria Napodano

In occasione della Giornata mondiale delle api InnovApe, un gruppo che opera nell’innovazione e nella valorizzazione delle api locali e delle produzioni dell’apicoltura, ha dato vita a un evento per diffondere nuove conoscenze in fatto di api, ideato da Gabriele Marzi, veterinario, libero professionista e apicoltore. Come prima cosa Marzi ci tiene a sfatare il mito riguardo la figura dell’apicoltore e chiarisce subito: "È sbagliato pensare che l’apicoltore sia solo quello che ‘ruba’ il miele alle api, il nostro lavoro è anche tanto altro e in una giornata come questa cerchiamo di spiegarlo".

Dottor Marzi, perché è nato questa iniziativa?

" È da dieci anni che pensiamo a come mettere in piedi il progetto e finalmente circa tre anni fa ci siamo riusciti con l’aiuto di Crpa (Centro Ricerche Produzioni Animali, ndr) e Crea (Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente, ndr) . L’obiettivo è quello di proteggere le api locali attraverso un’opera di selezione e conservazione genetica, prima che vengano soppiantate e sostituite da altre tipologie di api".

Qual è il rischio?

"L’erosione genetica dell’ape mellifera ligustica, ossia l’ape autoctona, lasciando spazio alle api industriali di origine europea. Uno scambio che inizialmente potrebbe sembrare vantaggioso, ma che a lungo andare in realtà non lo è".

Per quale motivo?

"Studi scientifici dimostrano che le api europee, anche se possono essere spinte a produrre di più, non sono in grado di adattarsi al nostro territorio e ai suoi cambiamenti climatici. Quindi alla fine si rivelerebbe controproducente".

Quindi come proteggete le nostre api?

"Attraverso uno studio continuo e tecniche che derivano dal consolidamento e perfezionamento delle conoscenze che già abbiamo grazie a strumenti sempre più sofisticati".

Ossia?

"Utilizziamo delle arnie con una tecnologia avanzata, munite di sensori e di una bilancia per monitorare l’umidità e il peso. In base ai dati che registriamo, riusciamo a capire come le nostre api reagiscono all’ambiente circostante e ai suoi mutamenti. La chiave è affinare le nostre tecniche di valutazione. Quindi la nostra è una costante verifica delle nostre valutazioni".

Perché le api sono così importanti?

"Dall’attività delle api e di insetti impollinatori dipendono il 90% delle piante da fiori selvatiche e oltre il 75% dei raccolti alimentari mondiali. Le api sono una chiave di volta per l’ambiente, ma anche una risorsa a livello economico".

Anche nel nostro territorio?

"Assolutamente. Reggio è all’avanguardia nel settore dell’apicoltura rispetto all’intero territorio nazionale. Nella nostra provincia questa risorsa può essere una fonte di reddito unica, per chi fa solo l’apicoltore, e anche costituire una parte di reddito per le aziende con altre attività e diversi allevamenti. Ricordo sempre che, quando si pensa alle api, bisogna parlare di allevamento di animali selvatici, non di zootecnia come in tanti credono si tratti erroneamente".

Nel reggiano cosa si produce maggiormente?

"Dipende dalla posizione, tra pianura e collina la produzione cambia. Ma principalmente le nostre api producono miele tarassaco, d’acacia e millefiori grazie ai prati stabili".