
Il difensore: l’ultimo incontro tra le due, filmato dalle telecamere, fu "normale, senza litigi". E poi la madre in famiglia "non poteva avere un ruolo decisionale".
"Quindi chi l’ha uccisa questa povera ragazza?". Il giudice della Corte d’Assise d’Appello Domenico Pasquale Stigliano ferma così l’arringa dell’avvocato Simone Servillo che difende la madre di Saman Abbas, Nazia Shaheen. È la terza di giornata nella settima udienza per il processo dell’omicidio della 18enne pakistana, uccisa nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio del 2021. Una giornata dove i legali portano in aula Bachelet le tesi difensive dei propri assistiti. Ripercorrono tanti momenti centrali della vicenda. Cercando tutti di uscire dal principale capo d’imputazione, ovvero chi ha ucciso Saman. Si va dalla situazione familiare complessa ai momenti precedenti alla scomparsa di Saman, il cui corpo verrà ritrovato nelle campagne di Novellara solo un anno e mezzo dopo, nel novembre del 2022. Ma si torna anche su quanto venne discusso nelle precedenti udienze, ovvero quando padre e madre volarono in Pakistan subito dopo la scomparsa della giovane. E poi il rapporto con i vicini, le chat e le telecamere che sono state più volte vagliate in primo e secondo grado da parte della Procura. Lo scavo della fossa, la testimonianza in secondo grado del fratello di Saman, Ali Haider (avvocato Angelo Russo), e il rapporto che c’era con il fidanzato della giovane, Saqib Ayub, il cui legale è Barbara Iannuccelli. Un ragazzo che non era benvoluto dalla stessa famiglia. Arringhe che proseguiranno anche domani, nell’ottava udienza, quella che potrebbe vedere la sentenza. Questo almeno è l’obiettivo del gudice.
Ma prima sono attese le dichiarazioni spontanee anche dei cugini di Saman, Nomanhulaq Nomanhqulaq (difeso dall’avvocato Luigi Scarcella) e Ikram Ijaz, entrambi assolti in primo grado. Per loro due adesso la Procura chiede l’ergastolo. La stessa richiesta pende anche sugli altri imputati, la madre Nazia e il padre Shabbar Abbas (avvocato Sheila Foti), già condannati all’ergastolo in primo grado, e lo zio Danish Hasnain, condannato invece a 14 anni in primo grado.
"LO ZIO È COLLABORATIVO"La prima arringa di giornata è stata proprio del legale dello zio, Liborio Cataliotti. L’avvocato ha parlato di quanto il suo assistito sia stato collaborativo "per portare alla luce il cadavere della povera Saman", ha detto in aula. Così ha ripercorso i momenti più significativi in cui potrebbe essere coinvolto Hasnain. Sia davanti al giudice che fuori, parlando con i cronisti: "Viene avvalorata la tesi secondo cui ci sarebbe l’innocenza di Danish in relazione all’omicidio, non certo all’occultamento del cadavere che ha confessato". Poi, un cenno a quanto lo zio di Saman ha spiegato nelle precedenti udienze: "Senza Danish e il mio lavoro il processo avrebbe avuto un’altra sorte. Il mio assistito ha fatto ritrovare il cadavere della ragazza, ha confessato il seppellimento, ha accusato i cugini dell’occultamento. Io stesso ho fatto periziare gli orari che pensavo fossero sbagliati, forte di una mia consulenza, e si è verificato che ciò che io dicevo era vero. Abbiamo indirizzato così l’acquisizione delle prove del processo, aiutandolo. Questo atteggiamento deve essere preso in considerazione, cosa che invece la Procura generale non vuole fare".
"SERVE L’ASSOLUZIONE"La seconda arringa è stata invece dell’avvocato Mariagrazia Petrelli che difende uno dei due cugini, Ikram Ijaz, assolto in primo grado e ora imputato. Anche per lui la Procura ha chiesto l’ergastolo. Ma l’avvocato Petrelli, a margine dell’intervento, dice ai cronisti: "Abbiamo insistito sull’inammissibilità dell’appello della Procura e ho chiesto nuovamente l’assoluzione del mio assistito, cosa di cui sono fermamente convinta. Sono fiduciosa". In aula ha ripercorso, nei dettagli, tante questioni riguardanti l’omicidio di Saman. E ha parlato di quanto Ijaz ha sofferto: "Si è fatto lunghi periodi in carcere nell’attesa della prima sentenza, subendo anche delle percosse. Poi, ha iniziato a ricercare una seconda vita, dopo che la Procura di Reggio Emilia aveva chiesto 26 anni di pena. Con un permesso di soggiorno ha continuato a lavorare e quando ha saputo di un nuovo avviso dalla Procura si è messo a piangere. Ma ci crede ancora nella giustizia". L’avvocato Petrelli ha parlato anche di pregiudizi, come il fatto di essere "povero", che ci sarebbero verso il suo assistito: "Credo siano legati al fatto che si trovasse a vivere e lavorare nella stessa azienda agricola dove c’erano gli altri imputati. Non è mai emerso da nessuna parte la condivisione di valori propri di altri soggetti da parte del mio assistito".
"LA MAMMA INNOCENTE""Nazia è innocente, sono assolutamente convinto". A dirlo, appena terminata l’udienza, è l’avvocato Servillo che difende la madre di Saman. Chiede l’assoluzione nella sua arringa, la terza di giornata, "perché non ha commesso l’omicidio della figlia". Per spiegare la sua tesi l’avvocato Servillo ha ripercorso le chat che c’erano tra Saman e il fidanzato (non presente in aula). E poi ha spiegato le immagini viste dalle telecamere, l’uscita di Saman in compagnia della madre "e di una normalità totale che c’era quel giorno", in riferimento al 30 aprile del 2021. Per questo, secondo il difensore di Nazia, non può essere stato un litigio a far scattare l’omicidio della 18enne. "Uno degli aspetti di maggior rilievo riguarda la condizione di Nazia, in quanto donna, nel contesto familiare. È in contrasto netto e inconciliabile con un ruolo decisionale relativo alla fine che ha fatto sua figlia".
DOMANI SI TORNA IN AULASi ripartirà alle 9.30 con l’ottava udienza, quella che potrebbe vedere la sentenza in secondo grado. Spazio alle arringhe di Sheila Foti, avvocato del padre di Saman, Shabbar, e poi di Luigi Scarcella, legale dell’altro cugino della vittima, Nomanhulaq. Nell’aula Bachelet saranno presenti, di nuovo, tutti gli imputati, ovvero i genitori di Saman, i cugini e lo zio, aiutati anche dagli interpreti. Poi, se tutto procederà come da cronoprogramma, la corte si ritirerà in camera di consiglio. L’obiettivo è emettere la sentenza proprio domani. Per chiudere così questo secondo capitolo dell’omicidio di Saman Abbas.