Le cifre del gioco d’azzardo fanno paura

Nella nostra provincia si punta, ogni anno, circa un miliardo di euro con perdite stimate di quasi 200 milioni (800 euro di media a famiglia).

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"Il gioco d’azzardo si insedia proprio nelle economie in fase di impoverimento, laddove l’attesa del vivere non corrisponde alle proprie ambizioni minime". A descrivere lo scenario del gioco d’azzardo a Reggio è Enrico Malferrari, responsabile dell’area di competenza al centro sociale Papa Giovanni XXIII. "Sul nostro Comune - continua - i dati si attestano nella media del territorio emiliano, dove comunque il gioco d’azzardo è molto diffuso.

I primi dati disponibili alla pubblicazione sono del 2018, che comunque non è molto distante dal 2019. Sull’anno in corso invece, si apre una parentesi a parte dovuta al blocco per l’emergenza da Covid-19, che chiaramente ha coinvolto anche il mercato dell’azzardo".

Entrando nello specifico dell’analisi svolta dalla commissione monitoraggio di tutti i Sert reggiani, nel 2018 i soldi persi pro-capite per il gioco d’azzardo in Emilia-Romagna arriva a circa 1400 euro, mentre il dato complessivo sulla provincia di Reggio è di 190 milioni. Un mondo di possibilità con una parte ‘sotterranea’ online, che acquista sempre più consistenza (ora rappresenta il 30% del mercato dell’azzardo).

I luoghi ‘fisici’ invece spaziano dal bingo alle tabaccherie che distribuiscono i gratta e vinci, fino alla videolottery e le slot machines: queste ultime due sono le più ricercate nella nostra provincia stando ai dati del 2017, anno in cui sono stati rispettivamente spesi in tutto 311 e 263 milioni di euro, con una perdita di 36 e 78 milioni.

Sempre in riferimento al 2017, ci sono altre cifre che possono rendere l’idea di quanto il gioco d’azzardo influisca sulla condizione e gli equilibri delle famiglie coinvolte.

Sull’intero ammontare dei soldi che sono stati giocati nella provincia reggiana, ossia più di 930 milioni, ne sono andati persi poco meno di 180 milioni; una media calcolata sul numero totale dei nuclei familiari (circa 226mila) attesta una spesa per ogni famiglia di 800 euro.

"Ci sono zone della nostra provincia più vulnerabili - aggiunge il responsabile -. Paesi ‘dormitorio’, potremmo dire, dove il dato del gioco è più significativo perché in generale sono andati persi i connotati di socialità, oppure luoghi che vengono frequentati per questioni lavorative, per cui c’è un interscambio maggiore nei luoghi dedicati al gioco d’azzardo".

Nella classifica riportata svetta Reggiolo al primo posto, come situazione quindi più critica, con una spesa pro-capite di circa 1050 euro anche se questo dato, va detto, è “drogato” dalla presenza di una nota sala-bingo; seguono Sant’Ilario con uno stacco sui 520 euro circa e San Polo con poco meno di 500 euro. Di contro, le zone più virtuose sotto questo aspetto sono Canossa (89 euro), Viano (107 euro) e Vetto (147 euro).

Volgendo di nuovo lo sguardo all’oggi, comunque, il potenziale critico della crisi dovuta all’emergenza sanitaria sull’abuso del gioco d’azzardo è evidente. "Adesso si percepisce di più il bisogno di costruirsi speranze per vivere - chiude Malferrari - per cui è possibile che le persone in difficoltà economica giochino di più. Non ci sarà una registrazione del fenomeno nell’immediato, ma si sta costituendo una fase economica simile alla crisi del 2008, in corrispondenza della quale il gioco azzardo si è stabilizzato come un mercato solidissimo".

Giulia Beneventi