L’enocianina, il colorante ’made in Reggio’ La Fornaciari lo esportava in tutto il mondo

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Una storia che ha il profumo dell’uva, che si snoda tra Novecento e terzo millennio, tra guerra e mercati esteri.

Riguarda l’Enocianina Fornaciari, azienda la cui struttura sorge in viale VI Novembre, nei pressi della stazione ferroviaria. Sulla facciata verde, le scritte che risalgono al secolo scorso.

L’impresa si basa su un’esperienza imprenditoriale che parte nei primi anni del Novecento, quando Riccardo Fornaciari, mediatore di vini, si muove sul territorio per acquistare uve destinate a ditte lombarde.

L’azienda è denominata "Riccardo Forniari uve, vini e mosti" e negli anni ‘20 figura tra le più attive per l’esportazione e la produzione di vini. La sua è una famiglia numerosa: sette figli, tra cui Aldo, classe 1901, laureato in ingegneria meccanica, che metterà a frutto gli studi per produrre l’enocianina.

L’enocianina è un colorante naturale ottenuto dalla lavorazione delle vinacce dell’uva ancellotta, tipica del Reggiano. Il procedimento è un’evoluzione delle esperienze di Willstatter e del trevigiano Carpenè. "Aldo e Riccardo Fornaciari facevano passare acqua e solventi appositi in capienti cisterne attraverso le ‘materasse’ di vinacce di uva ancellotta, che rilasciava naturalmente un colore molto forte e intenso, per raccogliere un liquido altamente colorante con opportuni accorgimenti. Tra i primi clienti ci furono acetifici e di liquori che richiedevano colorante per i propri prodotti, arrivarono richieste dagli Stati Uniti", evidenzia il libro di Gian Luigi Basini e Giampiero Lugli "L’affermazione dell’industria. Reggio Emilia 1940-1973" (Laterza, 1999).

La ditta ebbe una brusca pausa a causa della Seconda guerra mondiale, quando gli Alleati bombardarono le vicine Officine Reggiane e altri obiettivi. Subirono danni anche gli impianti dei Fornaciari, che avevano estensione su 10mila metri quadrati con capacità di 50mila ettolitri. Nel 1945 muore Riccardo e, a sorteggio, gli stabilimenti, con lotti equivalenti, sono suddivisi in tre parti destinate agli eredi maschi. La soluzione porta alla Saffo e Vivaldo Fornaciari e all’Enocianina Fornaciari. Quest’ultima, condotta da Aldo, corrisponde alle strutture realizzate dal padre, e a breve sviluppa un metodo per la produzione di enocianina in polvere, che consente di rispondere più agevolmente alle richieste di una clientela lontana.

Negli anni ‘50 una ulteriore diversificazione, con la messa a punto di sette colori, con base di partenza sempre le bucce d’uva. La ditta ha almeno dieci dipendenti stabili e altrettanti sono assunti nei periodi di maggiore produzione. "Il mercato andò estendendosi, soprattutto fuori d’Italia, dove veniva inviata in media l’80% della produzione, tra cui Stati Uniti e Giappone, con l’ampliamento dei settori utilizzatori di questo colorante naturale, che, impiegato inizialmente quasi solo nell’industria alimentare, è diventato d’uso comune in campo cosmico e farmaceutico", aggiunge il libro di Basini e Lugli.

Massimo Tassi