Lentigione, dopo l'esondazione il paese vuole tornare a vivere / FOTO

Corsa contro il tempo per ridurre i danni dell’alluvione in tutto il paese e festeggiare il Natale

L'alluvione che ha colpito Lentigione (Foto Artioli)

L'alluvione che ha colpito Lentigione (Foto Artioli)

Lentigione (Reggio Emilia), 24 dicembre 2017 - La statuina della Madonna che è stata ritrovata quasi per miracolo nella valanga di fango a trecento metri dalla chiesa, vicino al Bambin Gesù. Entrambe sorrette da due stivali neri, incrostati di terra, di un cittadino. Un presepe rudimentale abbozzato su una rotoballa di fieno che accoglie i passanti nel cuore di Lentigione. Un simbolo. Un messaggio. Come a dire: «Noi il Natale lo festeggiamo lo stesso, nonostante tutto». E’ più di un barlume di speranza. Rappresenta la dignità e il sacrificio della gente che ha voglia di tornare alla normalità. Lungo la strada restano le scie d’acqua esondata dall’Enza dodici giorni fa. Si continua a lavorare nelle case, ma il sorriso accompagna le labbra degli alluvionati.

Tutti o quasi rientrati nelle proprie abitazioni dove trascorreranno il Natale. Gli alberi e le luci ci sono comunque. Un po’ sbiaditi. Il pensiero non possono essere i regali, il ricordo del disastro è ancora fresco. Ma si va avanti. «Stiamo facendo fatica, ma pian piano stiamo tornando alla normalità – racconta Edmondo Spaggiari, che abita in via Imperiale superiore, nell’abitato lentigionese più vicino all’argine in cui l’Enza ha tracimato – Dopo quattro notti passate in albergo, siamo rientrati. Purtroppo abbiamo brutti ricordi, ma le feste le passeremo qui». Suo padre Elio ha lo sguardo più triste: «Prima di morire non credevo di vedere un ambiente così desolato. Era l’ultima cosa che mi aspettavo. Abbiamo buttato via l’80% dei mobili, ma grazie ad amici e volontari ci stiamo rimettendo in piedi». Mostrano l’interno del primo piano della loro dimora, che ogni giorno riprende colore.

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Poco più avanti, due vicini si danno da fare cercando di ripristinare cortile e giardino. «A Natale faremo come possiamo – dicono Gabriele Furlotti e Roberto Faccini – Ma credo che ci toccherà prendere le pale in mano dopo il pranzo. Se il fango si solidifica, diventa difficile rimuoverlo». Una corsa contro il tempo. Nessuno sta con le mani in mano. Aurora Dodi ha appena finito di sistemare il piano terra dove vivevano la mamma e la suocera, anziane che ora sono ospitate alla casa di riposo in attesa del riallestimento. «Abbiamo avuto paura, sogniamo ancora l’acqua. Non abbiamo l’entusiasmo natalizio dell’anno scorso, ma staremo qui a festeggiare. Verranno i miei figli a pranzo. Sarà un modo per non pensarci, dai…». Il peggio è passato. E c’è voglia di giocare. Sul pianerottolo spunta il marito Angelo Guidetti che prende per le zampine la sua cagnolina che scodinzola. Tornare tra le proprie mura, per la gente di fiume, è stato il regalo più bello.