REDAZIONE REGGIO EMILIA

Lettera aperta a Bondavalli: "Commercio in fin di vita"

L’architetto Bertoni: "Paghiamo il conto di scelte urbanistiche pessime" .

Gentile assessora Bondavalli vorrei sottoporle una mia personale riflessione sulla realtà del nostro centro storico, forse principale oggetto del suo mandato. Pur non essendo di Reggio, da circa quaranta anni mi ci sono traferito privilegiando una dimensione secondo me più consona alla qualità della vita che desideravo, e che forse non avrei trovato nella grande città in cui sono nato e da cui mi sono volontariamente allontanato. Ricordo che allora il centro di Reggio ospitava attività commerciali d’eccellenza frequentate anche da utenti provenienti dalle vicine Parma e Modena. Oltre ai negozi il centro era il nucleo delle attività terziarie: studi professionali, uffici amministrativi pubblici, banche.

Due sono i punti su cui l’urbanistica ha avuto a mio avviso gravi responsabilità per il declino del centro. Il primo è legato alle attività commerciali, che allora avevano un limite dimensionale. Cioè non erano consentiti esercizi commerciali con superfici superiori ai 150 metri quadri. Limite che, se si va a vedere, non trovava riscontro in tutti gli altri centri storici delle città d’Italia e d’Europa. Il secondo è legato alla possibilità di inserire destinazioni d’uso terziarie solo al piano terra o al piano rialzato. Dal primo piano fino all’ultimo tutto doveva essere utilizzato solo come residenza, altre destinazioni d’uso erano considerate abusive. Anche in questo caso, un limite tipicamente nostrano.

Questi due aspetti, apparentemente insensati, hanno avuto l’intento ben preciso di favorire lo sviluppo nel forese di insediamenti commerciali e terziari, con conseguenti importanti introiti economici per l’amministrazione sotto forma di oneri d’urbanizzazione. È ben evidente che Il piano ha funzionato alla perfezione. Infatti dopo pochi anni il centro si è svuotato di queste funzioni.

Oggi, solo per informazione, questi limiti non ci sono più e forse non servono più ma, come è ovvio, ormai il loro scopo lo hanno raggiunto. Se poi a tutto questo si sommano una crisi economica che ha toccato trasversalmente tutti i settori, nonché l’incremento del commercio on line, allora si ha un quadro reale e purtroppo scoraggiante della situazione in cui versa il nostro centro storico. Con un po’ di amarezza viene da sorridere a pensare che oggi l’urbanistica, sulla spinta dell’imperante pensiero eco green, privilegia il recupero del costruito esistente per evitare ulteriore consumo di suolo con nuove costruzioni, mentre allora fu messo in atto l’opposto abbandonando il centro, già costruito, come roba vecchia. Ambientalismo a corrente alternata.

Gentile assessora le faccio i migliori e sentiti auguri perché credo che il suo compito sia molto arduo. Per il centro storico ormai siamo vicini alla respirazione bocca a bocca, c’è più acqua che aria nei polmoni e a lei servirà un gran fiato per invertire la rotta ed evitarne il decesso per affogamento. Personalmente credo che per fare questo sia necessario recuperare quella fiducia della gente che il centro lo vive, mettendo in atto scelte di gusto, di cultura. Soprattutto con cospicui investimenti a parziale, ma mai sufficiente, compensazione dei danni procurati in passato.

Architetto Giamprimo Bertoni